Magari un giorno, chissà, davvero Koulibaly prenderà le redini del suo Senegal come George Weah ha fatto con la sua Liberia. Perché KK ha davvero tutto per farlo: non è semplicemente un calciatore, il re della difesa, lui vuole essere un esempio di integrazione, un baluardo multirazziale e multiculturale opposto ai deliri del razzismo del ventunesimo secolo. Un lucidissimo cervello che vuole battersi, attraverso lo sport, contro razzismo e ignoranza esattamente come sul campo fa con gli attaccanti avversari. Ha avuto una crescita esponenziale e continua: passo dopo passo. Lui disse una volta che il salto di qualità era avvenuto soprattutto nella testa. In effetti, difficile trovare una sbadataggine in questo campionato, che abbia influenzato il risultato finale. Una linea a 4 che ha persino sopportato il ko di Ghoulam, che è riuscita ad andare avanti adattando un destro puro (Hysaj) sulla fascia sinistra e pagando dazion in termini di supporto offensivo. Uno spettacolo, la difesa del Napoli, con l’occupazione muscolare degli spazi, la sincronia della linea, il controllo del gioco, solidale disponibilità al sacrificio: questo è oggi il Napoli nella sua intimità. Sarri non può prescindere da loro, da Koulibay e Albiol, ma anche da Hysaj e Maggio, simbolo di una squadra dove tutti hanno la stessa fame. Anche quelli che recitano un ruolo apparentemente di comparsa.
Fonte: Il Mattino