Federcalcio, De Laurentiis appoggia Sibilia

Allo scoccare della mezzanotte di domenica, quando Lotito ha scoperto che la carrozza era in realtà una zucca, a correre ufficialmente per la presidenza della Federcalcio sono rimasti i tre annunciati: Cosimo Sibilia, Damiano Tommasi e Gabriele Gravina. A caccia oggi dei voti lasciati sul campo dalla serie A e dalla serie B. Il presidente della Lazio non ha avuto le firme necessarie per candidarsi: servivano 11 squadre in Serie A o 12 in Serie B, lui si è fermato rispettivamente a 10 e 11, a un passo dal traguardo. A mollarlo sul più bello il presidente del Benevento Oreste Vigorito. «È preparato e intelligente ma ha idee che non sempre coincidono con le mie o con quelle di altri», ha spiegato ieri il numero uno del club sannita motivando la ragione per cui ha deciso di sfilarsi e di condannare così Lotito.
Nessuno dei tre vuole, adesso, portarsi addosso l’etichetta di essere legato a Lotito perché il sostegno ufficiale del presidente laziale rischia di essere un’arma a doppio taglio. Gabriele Gravina, manager di lungo corso, amico dell’ex presidente Giancarlo Abete e presidente della Lega di serie C parte dal 17% della sua Lega e pare sia il preferito dei grandi club (a partire da Juventus e il Torino di Urbano Cairo) e può trovare altri alleati sulla sua strada.
De Laurentiis, invece, non sembra avere dubbi: voterà il 29 gennaio per Cosimo Sibilia, con cui nelle ultime ore ha anche già avuto uno scambio di pareri. Nei prossimi giorni potrebbe esserci anche un incontro tra il presidente dei Dilettanti e il patron del Napoli. De Laurentiis potrebbe portarsi dietro oltre il Genoa (Preziosi ha già detto che voterà Sibilia), la Sampdoria, il Chievo, l’Udinese, l’Atalanta e il Crotone. Anche l’Avellino voterà per Sibilia mentre due campane di serie C (Juve Stabia e Paganese) sono per Gravina mentre la Casertana ha ancora qualche dubbio.
Che ieri è stato tra i più attivi perché è alla ricerca di un’alleanza con la componente dei calciatori e quella degli allenatori. Infatti ieri ha strizzato l’occhio prima a Tommasi e poi a Ulivieri: «Con il presidente di calciatori c’è un dialogo costante e continuo, non è un rapporto conflittuale, ci sono delle valutazioni e delle riflessioni da fare. Con lui abbiamo tracciato nella prima elezione del 6 marzo un’alleanza di principi che valgono ancora. Però mi preoccupa, e qui nasce la mia candidatura, che il mondo del calcio italiano e della politica del calcio non siano ancora pronti a condividere la presenza di un giocatore alla guida dello stesso calcio italiano. Per cui la mia paura è che la candidatura di Damiano, persona corretta e perbene, potrebbe correre il rischio di non aggregare consenso». «Comunque ho chiesto a tutti di fare una valutazione insieme, la mia posizione è chiara e netta – dice ancora Gravina – e quindi in linea di principio io, Damiano e Renzo Ulivieri siamo perfettamente affini a portare avanti insieme un percorso. Poi decideremo chi e come, ma dobbiamo essere responsabili sia io che Damiano che Renzo che Marcello Nicchi. Mi piace l’idea di mettere insieme dei soggetti che condividono un percorso, che hanno voglia di rivoluzionare la cultura del calcio italiano, e cambiarne la pelle». I giochi sono appena iniziati: il 29 gennaio è ancora lontano.

Fonte: Il Mattino

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