I migliori anni della vita (quella professionale) vissuti accanto al più grande di sempre. A Barcellona, Napoli e Siviglia, Fernando Signorini di Maradona è stato l’ombra, il preparatore atletico, il consigliere, l’amico fidato. Allenare è una passione, il calcio il suo mondo, accumula esperienze in giro per i continenti (ha lavorato tra l’altro con Sampdoria, Seleccion argentina, Racing Avellaneda e vari club messicani), osserva e studia il lavoro dei colleghi. Le metodologie di Sarri lo hanno rapito. «Voi non immaginate quale e quanta considerazione abbia oggi il Napoli in Argentina. Per noi è la squadra italiana che in assoluto pratica il miglior football da tre anni, una delle primissime in Europa».
Sarri è un allenatore da studiare?
«Certo e non sono il solo a voler seguire i suoi allenamenti. Ha portato qualcosa di fresco e di nuovo, lo stesso che accadde con Sacchi alla fine degli anni Ottanta».
Erano i tempi delle sfide tra Napoli e Milan, oggi c’è la Juventus.
«Ma c’è sempre il Napoli, per fortuna. Bisogna tener duro fino alla fine perché la Vecchia Signora è abile nel piazzare trappole».
Di ogni tipo?
«In Argentina le vecchie signore hanno fascino, si comportano con classe e sono oneste. In Italia la Vecchia Signora non si fa scrupoli a organizzare trappole pur di vincere».
Niente da fare allora per il Napoli?
«Arbitri permettendo, può essere il suo anno».
Ma non dipenderà soltanto dagli azzurri.
«Il cammino è lungo, la competizione è dura ma il premio finale è una gratificazione immensa. Sarri deve concentrarsi esclusivamente sul campionato, bene ha fatto a mettere da parte Champions e Coppa Italia, altrettanto dovrà fare con l’Europa League».
Non è una squadra che può competere su più fronti?
«Andrebbe rinforzata. Sarri ha piena fiducia in 13-14 elementi: è difficile arrivare fino in fondo puntando sempre su una rosa limitata».
Dopo la sosta, si riprende: il girone di ritorno sarà in apnea, quasi tutto d’un fiato.
«Occorre gestire alla perfezione le forze del gruppo, Sarri sa perfettamente cosa fare e come gestire le risorse nei prossimi mesi».
Il lavoro sarà più nelle gambe o nella testa?
«Nella testa. Gli allenamenti quotidiani servono a mantenere la condizione atletica, più difficile allenare le tensioni e lo stress da primato».
Ma una grande condizione psicologica può sopperire all’inferiorità tecnica?
«La Juventus ha una gruppo più ampio e competitivo, su questo non c’è dubbio. Il Napoli però ha un gioco nettamente superiore. A questo andrebbe accoppiata una forma mentale esaltante, che deriva dall’entusiasmo, dalla voglia di vincere e di divertirsi».
Il nemico principale da affrontare?
«I primi caldi che arriveranno in primavera. Vincerà chi saprà dosare meglio le forze. Nell’88 il Napoli perse lo scudetto perché arrivò ad aprile spremuto peggio di un limone, eppure continuava ad allenarsi con gli stessi ritmi. In quel periodo ci sarà benzina a sufficienza nelle gambe per giungere fino in fondo, bisognerà privilegiare freschezza e velocità».
Tra i primi a sperimentare la preparazione differenziata, Signorini batte sul suo cavallo da battaglia.
«Ogni atleta ha esigenze e tempi differenti da tutti gli altri, non può esserci un unico modo di allenare contemporaneamente 18-20 calciatori. Oggi fortunatamente molti club fanno così, mi risulta che anche il Napoli si sia orientato da tempo in questa direzione».
Lo darebbe un consiglio a Sarri?
«Non ne ha bisogno. Ai calciatori direi: andate in campo per divertirvi, non per vincere. Giocate, giocate, giocate perché siete i più bravi».
Fonte: Il Mattino