Due vittorie, una dopo l’altra. Il Benevento grida con forza di essere ancora vivo, che non ci sta a recitare ancora da Cenerentola. E Roberto De Zerbi ci scherza su: «Fate una domanda alla volta, con tutte le sconfitte che sono arrivate finora sono abituato a rispondere a poche cose».
E’ la sua vittoria, nei confronti di un amico che stima più di ogni altro. Voleva una risposta dai suoi, soprattutto in una giornata in cui aveva dovuto fare la conta prima di scegliere la formazione: «Caratterialmente abbiamo bissato la gara col Chievo, magari con qualcosa in più. Perché è vero che bisogna sapersi difendere, ma se parti col presupposto di tenere di più il pallone, tutto questo passa attraverso un’assunzione di responsabilità da parte dei ragazzi e dal loro gusto di giocare».
E’ sembrata una partita da due volti: primo tempo giocato con grande attenzione provando a non correre rischi, ripresa a tutta alla ricerca del pareggio. E sono arrivati tre gol, due legni e un numero imprecisato di occasioni. «Avevamo anche iniziato bene, facendo 25 minuti di controllo, anche senza creare pericoli per l’avversario. Minuti di coraggio, giocando la palla. Loro sono bravi a palleggiare, ma al di là del tiro in porta del gol, non hanno fatto altro. Nel secondo tempo abbiamo tenuto di più la palla e abbiamo finito col fare noi la partita. In definitiva non abbiamo sofferto contro una squadra fortissima: prendere solo due tiri in porta, contro una squadra che schiera due attaccanti e due trequartisti è una vittoria in più per noi».
La prestazione e la vittoria possono cambiare le carte in tavola al prossimo mercato: «Cambiare idea è segno di intelligenza, stravolgerla è segno di incoerenza. Non perché sivoglia andare ad un compromesso, ma non si può non vedere che tanti giocatori stanno cambiando. Se Coda è questo posso dire che ho sbagliato io a non avergli tirato quel qualcosa in più. Io non ho problemi con nessuno, se si gioca col sangue agli occhi e si ha voglia di giocare la palla, sono i giocatori giusti».
GIAMPAOLO. A Giampaolo, invece la sconfitta non va giù: «Primo tempo giocato in controllo, discretamente, senza concedere nulla al Benevento. Secondo tempo non all’altezza del compito. Però bisogna riflettere più sulle dinamiche mentali che tecniche. Con tutto il rispetto per il Benevento, che doveva vincere per forza. Con tutto il rispetto, non siamo stati in grado di marcare le differenze di classifica. Non è un rimprovero tecnico-tattico, è un rimprovero mentale».
L’amarezza è palpabile: «Sono deluso, perché abbiamo deluso quei 500 tifosi che tornano a casa amareggiati come noi. Questa è una partita che la Samp non avrebbe mai dovuto perdere. Non pensavo di venire a vincere a Benevento 3 a 0. Sapevo che questa partita rappresentava delle difficoltà, l’approccio è stato buono. Ma poi siamo venuti meno, se non siamo in grado a tenere quella classifica, vuol dire che giocheremo per qualcosa di diverso. Torreira? Spero stia bene».Corriere dello Sport