La Rai appena finita Napoli/Atalanta: “Rischio zero tituli per Sarri”
Il termine era caro a Mourinho ai tempi dell’Inter. Nell’evocarlo si è dimenticato, però, che il Napoli è al primo posto in campionato con 48 punti e che gioca in Europa League, dov’è retrocessa dopo l’esclusione dalla Champions. Certo, uscire in poco meno di un mese da due competizioni è un brutto colpo tecnico e di immagine (senza trascurare l’aspetto economico), però l’eccesso di turnazione martedì sera, abbastanza simile a quello nel primo match del girone europeo contro lo Shakhtar a Charkiv, lascia immaginare che il tecnico abbia dato la priorità al campionato e alla lotta scudetto perché avrebbe altrimenti schierato dal primo minuto Insigne, Mertens e Allan, inseriti sullo 0-1, quando, anche per il solido muro nerazzurro, la partita si era fatta più complicata. Venerdì sera, dopo la vittoria a Crotone (la nona in dieci trasferte), in un altro salotto, quello di Sky Sport, si erano ascoltati sì elogi al Napoli campione d’inverno ma a lungo ci si era soffermati sul presunto fallo di mano di Mertens, sul quale avevano sorvolato l’arbitro Mariani in campo e i suoi due colleghi addetti al Var: la nuova tecnologia non dovrebbe stoppare qualsiasi polemica? La sensazione – sgradevole – è che si insistesse tanto per mettere un’ombra sul successo che aveva legittimato la leadership degli azzurri dopo diciannove giornate, senza dover attendere il risultato di Verona-Juventus.
Ma come si fa a parlare di «rischio zero tituli» se la squadra è in corsa su due fronti e se finora ha offerto numeri pazzeschi e quasi sempre prestazioni di alto livello? Ma come si può immaginare, come è stato detto, un effetto dannoso sull’ambiente per l’eliminazione dalla Coppa Italia dopo aver ascoltato gli applausi che i trentamila hanno rivolto al Napoli, gli stessi dedicati agli azzurri e a Sarri dopo la sconfitta con la Juve e il pareggio con la Fiorentina, le ultime due partite terminate al San Paolo senza vittorie? Si ha la sensazione – questa ancor più sgradevole – che in certi dibattiti televisivi il Napoli non goda della considerazione che merita in virtù dei risultati e del gioco. È come se si ritenesse che questo bel giocattolo prima o poi si incepperà e che la Juve potrà correre felice, con quel supporto mediatico che non è mai venuto meno, verso il settimo scudetto. È inutile rilevare ancora una volta la differenza di fatturati e capitali tra i due club, con un riflesso su qualità e quantità degli organici a disposizione di Sarri e Allegri. Ed è chiaro che De Laurentiis dovrà urgentemente integrare l’organico per consentire alla squadra di restare in testa nell’impegnativo girone di ritorno: in questa fase non servono ventenni di belle speranze ma giocatori pronti per una dura competizione, in grado di assorbire in tempi brevi la filosofia sarriana e dunque di essere schierati dal tecnico, che deve misurarsi con la stanchezza di alcuni titolarissimi, ad esempio Callejon, utilizzato l’altra sera per la ventinovesima gara su ventinove, peraltro in un ruolo sbagliato. Ma il Napoli merita un rispetto mediatico che non sempre sembra ricevere.
Quanto all’ambiente, è evidente la sua maturazione. C’è chi da Sky Sport anni fa – Massimo Mauro, unico del team di opinionisti che abbia indossato la maglia del Napoli, mentre Mediaset può schierare Ciro Ferrara, il calciatore napoletano che ha vinto più titoli – rimproverò agli azzurri un eccesso di esultanza a fine partita: e che male ci sarebbe, visto che non si offende nessuno? Piuttosto, non si sono sentite censure forti sui cori indirizzati a Napoli e ai napoletani anche quando la squadra non gioca negli stadi di Torino o Milano.
Ci sentiamo di rassicurare autorevoli opinionisti: l’impatto delle eliminazioni dalla Champions e dalla Coppa Italia non sarà devastante perché il Napoli ha un solo obiettivo ed è riportare lo scudetto in città dopo ventott’anni. A proposito del trionfo del 1990, è stato spiacevole che la ricostruzione pre Coppa fatta dal cronista della Rai delle sfide con l’Atalanta sia partita dalla moneta che colpì Alemao a Bergamo e non dalla finale del 1987 che venne vinta dalla squadra di Diego ma macchiata dai gravi incidenti provocati dagli ultrà nerazzurri. Si è ascoltato anche di peggio nei mesi scorsi, come un intero programma dedicato a presunte pressioni e ancor più presunti rapporti tra la malavita e il Napoli, un romanzone che è stato sempre puntualmente smontato dalla magistratura. Un eccesso di chiacchiere su argomenti calcistici e non. Per fortuna, ci sono Sarri e il vento del San Paolo a spingere la squadra nella più dura e affascinante sfida del post Maradona. Sabato il primo duello a distanza con la Juve nel 2018: azzurri, su la testa.
Fonte: Il Mattino