La lettera dei tifosi – “Caro anno nuovo…’e capit’ bbuon?”

Caro Anno Nuovo,

noi tifosi della squadra che sai, ma che non possiamo nominare perché pratichiamo la scaramanzia scientifica, noi te lo diciamo subito: quest’anno che arriva fai quello che devi fare,vestiti di azzurro e dacci quello che ci devi dare. ’E capit’? Ti è chiaro? Lo sappiamo che non sei Babbo Natale, ma puoi fare lo stesso il tuo dovere! E poi, noi non è che vogliamo regali, noi vogliamo il giusto: perché siamo poveri ma belli. E poi, amabile Anno Nuovo, l’azzurro ti dona, mica ti vuoi mettere la divisa da ergastolani a strisce, quella dei chiattoni e dei chiattilli del calcio. Renditi conto, carinissimo Anno Nuovo, che i tifosi di quelli là sono plebe del pallone e ragionieri della classifica, e sono sempre pronti ad accettare i rinnegati E tu, Annuccio Nuovo bello, vuoi metterli con noi? Noi siamo i lord della sfera di cuoio, noi abbiamo visto le meraviglie di Re Diego e vediamo le meraviglie di Messer Sarri, noi non beviamo il vino del calcio annacquato dai catenacci di allenatori che balbettano quando perdono, no, noi trasformiamo i proletari del pallone in aristocratici della sfera, e loro ci servono champagne millesimato in calici alti Sai, Annerello Novello, noi non siamo tifosi qualsiasi. Veniamo da secoli di tifo greco, latino, bizantino, normanno, tedesco stile Federico, francese, spagnolo, e che altro? Noi siamo malinconici per la troppa civiltà vissuta e mascheriamo la malinconia perenne con un’allegria caduca, noi siamo troppo signori per chiedere un regalo e troppo plebei per non arraffarlo di nascosto, e siamo intelligenti più di tutti ma poi abbiamo i vuoti di memoria, e allora dell’intelligenza ci resta solo la furbizia. Ma per noi la furbizia non è la norma, come per quelli a strisce che chiamano capacità la furbizia dei potenti, per noi la furbizia è un’aspirazione a cui non arriveremo mai: e siamo troppo signori per di Re, come dicono i cafoni parlando di calcio, che lo spettacolo lo vogliamo vedere al circo e non in una partita di pallone E più dello spettacolo a piace la poesia del calcio: che ci vuoi fare? Chi ha visto Re Diego piegare l’Inghilterra non ama lo spettacolo, ama l’arte. E lo so che la stiamo prendendo da lontano, o mio Dear New Year, ma qua siamo gente scientificamente scaramantica: e con la mala jella e la buona sorte non si scherza!

E’ per questo che te lo sussurriamo in un orecchio: dacci quello che è giusto, ma renditi conto che noi quello che è giusto ce lo meritiamo. E lo scudo piccolo, capisce ‘a mme che non posso parlare chiaro, tu lo scudo grazioso e sapurit’ comm’ a nu muorz’ ‘e pastiera, daccelo anche con un pizzico di ciorta cioè fortuna, e pure con qualche fulmine a ciel sereno che cada sugli ergastolani a strisce: loro i fulmini in testa se li meritano Caro Annetiello Seminuovo, noi non sappiamo come sei messo, ma a occhio e croce, e soprattutto croce, non è che ti vediamo proprio in salute, sai E poi sei nuovo per modo di dire, perché tu ci porti i soliti Cavalieri bavosi, i soliti Pinocchi populisti e i soliti Bambocci arroganti, e ci spacci questa roba che puzza di morto per roba fresca: e che parlino in trampobuzzurrista, in putininozarista o in cinocapitalcomunista, le loro lingue sempre biforcute sono e sempre disastri annunciano E allora pensa un po’ a noi! Dai, Annetto Nuovetto, l’azzurro trionfale è fashion, per la festa finale ti diamo la stanza di Ciro alla Ferrovia se sei un cafonaccio o una suite all’Hotel Vesuvio se sei un raffinato, e ti rimpinziamo di babbà al rum e sfogliatelle calde e pastiere profumate, perché signori si nasce, e noi, modestamente, lo nascemmo, e noi tifosi non badiamo a spese, non siamo come il Tirchione che o tira sui soldi o accatta ‘e purpettune, ovvero calciatori che sono una via di mezzo tra il polpettone asciutto e il purpo.

Fonte: Il Mattino

 

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