L’urlo liberatorio arriva all’ultimo tentativo, i “resti” del Benevento regalano l’impresa con la “I” maiuscola. La prima storica vittoria in serie A della strega ha i connotati del sacrificio, del carattere, della voglia di non chiudere questa prima parte di stagione senza neanche un sorriso. Arriva inattesa, proprio nel giorno più difficile, quello degli infortuni a catena e dei giocatori che scendono in campo con la valigia in auto. Se
la salvezza è una montagna da scalare (come ha detto il presidente Vigorito), questa partita è una salita ripida come il Macerone: è per questo che vale di più. Il Chievo da parte sua conferma il momento poco felice e non ha alcun attenuante a cui appellarsi. De Zerbi deve fare di necessità virtù, non sembra la giornata adatta per rompere il ghiaccio. L’infermeria dei giallorossi è più affollata di un tram all’ora di punta e Billong e Guilherme in tribuna sono utilizzabili solo dall’anno nuovo. Il tecnico porta in panchina Del Pinto e Letizia solo per far numero, mentre Ciciretti dà forfait nel riscaldamento. I tifosi non credono all’infortunio e fischiano sonoramente la sostituzione del romano, che era già segnato in distinta. Ma i guai nel Benevento non vengono mai da soli e nei minuti finali del primo tempo anche Parigini, fino a quel momento il migliore dei suoi, deve lasciare il campo per un risentimento muscolare.
DOMINIO. Nonostante gli innumerevoli problemi, il Benevento fa la partita nel primo tempo, costringendo il Chievo ad una difesa a tratti affannosa. De Zerbi utilizza il solco tracciato col Genoa: 3-4-3 con un monumentale Lucioni al centro della difesa (il capitano questo pomeriggio si sposa con la sua Valeriae battezza pure il piccolo Gabriele di 10 mesi) e con i “ripescati” Memushaj e Viola al centro del campo. Infittisce le corsie esterne e non concede nulla alla squadra di Maran. Che si fa vedere davanti una sola volta col finlandese Hetemaj: pronto Belec a sventare la minaccia insieme a Djimsiti. Poi è solo Benevento. Che palesa i problemi di sempre in fase offensiva, costruisce occasioni gol, ma nessuno la butta dentro. Ci prova capitan Lucioni di testa su cross dalla sinistra di Viola, ma ci va vicinissimo Parigini con un fendente di sinistro che costringe Sorrentino a deviare il pallone sul palo e poi in angolo. La torsione dell’attaccante dell’Under 21 gli provoca un problema all’adduttore, tanto che deve lasciare il posto a D’Alessandro, anche lui in panchina in precarie condizioni fisiche.
SUPER SORRENTINO. Anche nella ripresa è il Benevento a cercare la vittoria. Il minuto in cui accade tutto è il 18’. Dall’angolo di Memushaj, il colpo di testa di Lucioni chiama Sorrentino alla prodezza con la deviazione in angolo. Proprio dal nuovo tiro dalla bandierina il pallone finisce a D’Alessandro appostato sull’altro versante: il cross è profondo, il tocco di Coda chirurgico. Sorrentino non può nulla, il Benevento va in vantaggio. Mancano oltre 25’ alla fine, la squadra giallorossa stringe i denti e capisce che può essere la volta buona per portare a casa la vittoria. La reazione del Chievo è disordinata, Lucioni e Djimsiti giganteggiano in difesa, dove però anche Costa alza bandiera bianca per infortunio e lascia il posto al giovane Gravillon. Sembra un Benevento di porcellana e invece è di acciaio. Forza di volontà, sacrificio e voglia di vincere. Virtù che mancano al Chievo. I giallorossi chiudono persino in attacco dopo 5’ di recupero, con una gran parata di Sorrentino sulla punizione di Viola. Vittoria meritata, la prima in A. La storia cambia.Corriere dello Sport