Gazzetta – Il Natale è di Napoli e Juve

Il Natale è tutto di Napoli e Juve, che piazzano il primo allungo e restano da sole a contendersi il titolo di Campione d’inverno. Il verdetto arriva alla fine di una giornata emozionante e di una partita – quella di Torino – zeppa di protagonisti e di alcuni episodi sfuggiti anche al Var. Ma soprattutto una gara tosta, con la Juve che ha avuto nettamente la meglio nel primo tempo e la Roma che nell’ultima mezzora – e non è casuale l’ingresso di Pellegrini, che sarebbe servito prima al posto di Strootman – si è presa fragorosamente la scena, mettendo alla frusta i Campioni e buttando la più clamorosa delle palle gol. Si sono sprecati, alla fine, i complimenti a Szczesny, ma – pur condividendo i meriti complessivi del portiere bianconero – è impossibile non considerare decisivo l’errore di Schick che si è trovato a tu per tu con l’avversario, già a terra. Sarebbe bastato aggirarlo o alzare il pallone per chiudere a rete. Errore ingiustificabile per un giocatore entrato da pochi minuti e che dunque avrebbe dovuto avere tutta la lucidità necessaria. In panchina per tutta la partita è invece rimasto Dybala, con Allegri che ha fatto entrare prima Bernardeschi e poi Marchisio. L’ultimo arrivato e il veterano di mille battaglie. Se ci pensate bene, un messaggio chiarissimo, per un campione da spronare.

 

Anche Sarri, che era stato addirittura criticato per essersi perso nel suo… mancato turnover, ha confermato di tenere ben saldo il timone, conducendo il Napoli ad un passo dal titolo di campione d’inverno. Ci si chiedeva anche – perché le critiche sono a volte pretestuose – come avrebbe fatto se Mertens avesse smesso di segnare. La cosa sta accadendo, ma nel frattempo il belga si è trasformato in uno splendido uomo assist: insomma, il Napoli è sempre il Napoli ed è evidente che un momento di disagio sia stato soprattutto determinato dalla contemporanea assenza di Ghoulam e Insigne. Recuperato almeno il terminale offensivo, il gioco ha ripreso in maniera fluida.
La situazione è invece molto complessa a Milano, che si appresta a vivere un derby-brivido. Non c’è sicuramente paragone tra le due storie, perché il Milan è in caduta libera e l’Inter sta vivendo un periodo di flessione, ma di sicuro la Coppa Italia apre scenari particolarmente ruvidi. La Coppa Italia è a questo punto un obiettivo e un’occasione di un minimo riscatto per Gattuso, e uscire sarebbe un disastro, ma neanche Spalletti può affrontarlo con leggerezza. Dopo la qualificazione all’ultimo rigore con il Pordenone, le due sconfitte di fila con Udinese e Sassuolo, quanto sarebbe forte il contraccolpo di un ko, tanto più con un Milan in così grave difficoltà? Insomma, è una partita – quella di mercoledì – senza appelli dal punto di vista del risultato e con mille risvolti psicologici.
L’Inter dovrà tra l’altro vedersela a fine anno, sabato, con la Lazio in un primo e importantissimo spareggio Champions. Già, perché la Lazio – penalizzata fortemente dagli arbitri nell’ultimo mese – è stata comunque capace di assorbire il colpo e le ingiustizie, riorganizzandosi, rimotivandosi e risalendo in classifica. Inzaghi ha una rosa molto più ricca di quello che può sembrare in apparenza, con alternative in difesa come Lukaku e Patric che offrono sempre garanzie, giovani di valore come Murgia e con la possibilità di piazzare il miglior colpo del mercato di gennaio. Non si tratta di un acquisto, ma del recupero di Felipe Anderson che nei primi quattro mesi di stagione ha dovuto solo pensare a curarsi e a recuperare la migliore condizione. Ritrovarlo vuol dire aggiungere qualità straordinaria ad una squadra che tra il brasiliano, Milinkovic- Savic e Luis Alberto ha un potenziale tecnico di primissimo ordine. E la possibilità di accompagnare le prodezze di Immobile, che solo in Giacomelli ha trovato uno stopper implacabile

La Gazzetta dello Sport

 

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