Riccardo Muni: “Storie di capitani”

L’approfondimento-Storie di capitani

Il 5 luglio 1984 è una data indelebile per i tifosi del Napoli, per quelli che hanno avuto la fortuna di vivere quelle fantastiche annate a venire e anche per quelli che, non essendo ancora nati, hanno potuto solo ‘vivere attraverso i racconti di chi c’era’ le stagioni storiche del ciuccio. Era un giovedì di mezza estate di trentatré anni fa, la Napoli del pallone (…e non solo…) abbracciava il capitano più importante della sua storia, colui che avrebbe sconvolto per sempre il destino del ciuccio, che quel magico triangolino di stoffa mai prima di allora era riuscito a cucire sulla propria maglia. E mai più è riuscito a farlo dopo che Maradona ha svestito quella maglia che, ancora oggi, è per lui una seconda pelle. In realtà, all’epoca il capitano del Napoli era Giuseppe Bruscolotti, per noi tifosi ‘o palo ‘e fierro. In maglia azzurra dal 1972, il terzino prelevato dal Sorrento era un’autentica bandiera della squadra azzurra e, da grande uomo oltre che impeccabile atleta, capì che quella fascia necessitava di un passaggio di consegne che fosse bene augurante. Ad oggi, Bruscolotti vanta il maggior numero di presenze in maglia azzurra, ben cinquecentoundici in sedici stagioni. Per dirla in breve: una vita in azzurro! Il passaggio di quel vessillo da Beppe a Diego fu un vero e proprio patto per lo scudetto che, di li a poco, si materializzò alle latitudini di Parthenope. In sette stagioni all’ombra del Vesuvio, il D10S ha messo a segno centoquindici gol, essendo per circa trent’anni il migliore marcatore azzurro di tutti i tempi. Di tempo ne è passato parecchio e sono state non poche le peripezie che ha dovuto affrontare la nostra squadra del cuore. Tutto cominciò in quella maledetta finale di coppa Italia, persa a Vicenza in malo modo. Prima la retrocessione vergognosa dei quattordici punti, poi la nuova retrocessione, dopo la promozione del 2000, a seguito della pastetta a tinte gialle e blu, tra Parma e Verona. Infine il fallimento e la rinascita con il patron Aurelio De Laurentiis. Proprio il produttore cinematografico ha scritto una nuova pagina di storia, a sua insaputa, quando insieme al diggì dell’epoca, Pierpaolo Marino, scelse un giovane talento slovacco del Brescia, come primo rinforzo della prima stagione in serie A, dopo la rinascita post fallimento. La giovanissima mezz’ala sinistra è Marek Hamsik, che ha scelto Napoli come città di adozione, rinunciando alle sirene miliardarie di altri lidi, facendo prevalere il cuore alla ragione e, probabilmente, anche a più soldi e qualche trofeo in più. Alla sua undicesima stagione con il numero diciassette addosso, Marekiaro (…come fu simpaticamente ribattezzato da Paolo Cannavaro ai tempi di mazzarriana memoria…) ha messo a segno il suo gol numero centoquindici, appaiando Maradona in testa alla classifica dei marcatori azzurri…e scusate se è poco! Inoltre, è a quota quattrocentosettantasette presenze con il Napoli, a poco più di trenta partite dal veterano di sempre, Bruscolotti. Non è, quindi, un caso se Hamsik è l’attuale capitano della squadra allenata da Maurizio Sarri. Ed altrettanto non è solo un caso fortunato, se la sua squadra è attualmente in testa alla classifica con la sfrontata ambizione di voler vincere il terzo scudetto della storia del Napoli, il primo senza Diego e senza Beppe. Spulciando le statistiche per invocare la cabala, scopriamo che anche Marekiaro, come il D10S, ha ricevuto l’eredità della fascia da un terzino di fascia destra, Christian Maggio. E proprio nel mese di maggio scopriremo se quelle attuali, rimarranno solo futili supposizioni oppure se quel sogno diventerà ancora realtà, per la terza volta. È facile immaginare che sia Maradona che Bruscolotti, siano i primi tifosi di Marek e compagnia e, sebbene siano stati innegabilmente pungolati nel proprio orgoglio professionale, li immaginiamo contenti per questi record, frutto di un grandissimo lavoro che si è perfezionato con l’avvento di Maurizio Sarri. Tra le storie di capitani azzurri, merita di essere menzionato proprio Christian Maggio, in azzurro da una stagione in meno rispetto ad Hamsik che, scivolato a ruolo di riserva di Hysaj per limiti di età, nelle ultime partite è stato chiamato in causa dal suo tecnico, sfoderando prestazioni di ottimo livello. Un plauso, quindi, per un professionista serio che da dieci anni sta contribuendo alle fortune della nostra squadra del cuore e che, tra i capitani napoletani di sempre, merita una piazza d’onore. Avanti Napoli, Avanti!

Riccardo Muni
@riccardomuni

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