Ciccio Marolda: “Il Napoli si sta complicando un po’ la vita”

L’editoriale di Ciccio Marolda sul CdS

Errore. Non era maturità. Non era capacità di vincere partite pur senza strappare baci e abbracci. Quegli ultimi successi imperfetti eppure benedetti, erano molto più semplicemente, molto più naturalmente lo specchio d’un disagio. Anzi: d’una dipendenza. Della dipendenza dal gioco. Dal bel gioco. Senza il quale il Napoli si perde anche quando le motivazioni sono tante e sono forti. Colpa stavolta d’una ordinata Fiorentina, certo, ma soprattutto delle geometrie perdute e anche d’una memoria storica di movimenti rapidi smarrita. E il perché non si capisce. Nessuno ancora l’ha spiegato. Tant’è che ognuno può pensare quello che gli pare: crisi di rigetto d’un calcio che sfianca e poi all’improvviso t’abbandona? Sfortunaccia nera per gli infortuni gravi e meno gravi che hanno tolto alternative e fatto a pezzi quella catena d’oro di sinistra, oppure una mal gestita fatica fisica (poco) e mentale (molto) che nessun racconto di possesso palla o di passaggi giusti può nascondere o negare?

Marolda

Comunque sia, pur dandosi una mezza, scomposta ma orgogliosa mossa nel secondo tempo, il Napoli ha buttato via quel primo posto che l’Inter gli aveva rimesso a disposizione, così come l’opportunità di guadagnare punti su tutto il resto della bella ed agguerrita compagnia. Eppure per il Napoli quanto sarebbe rigenerante quel nuovo primato solitario dopo la ferita bianconera e la delusione in Champions. Anche se, si capisce, restando tutto come prima, restano intatte anche le speranze e le ambizioni. Solo che il Napoli dopo i grandi e legittimi entusiasmi si sta complicando un po’ la vita. Se la sta complicando, sì, ma non la sta stracciando. E quindi non è il caso d’andare in depressione o, peggio ancora, nonostante mille tentazioni, d’improvvisare tribunali d’occasione. Sarebbe troppo facile adesso, ma anche troppo ingiusto trascinare qualcuno su quel banco. Però il Napoli deve darsi uno scossone. Deve svegliarsi in fretta dal sonno in cui è caduto. Faccia qualcosa e lo faccia in fretta chi può farlo, che si chiami allenatore o presidente. Ma può fare qualcosa anche chi sta fuori? Certo che può. Per cominciare, basta carezze e complimenti; basta “specchi specchi delle nostre brame”; basta teorizzare il culto del bello costi quel che costi, anche lo scudetto. Forse, più in là ci sarà di nuovo posto anche per questo. Oggi, però, forse quel che ci vuole è solo un Napoli più maschio. E bello quanto basta.

 

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