Mertens e Hamsik, tocca a voi.
Ma c’è stato un tempo, ed è recentissimo, che Mertens ha significato Napoli, che il Napoli è stato Mertens, trentaquattro reti nella passata stagione, altri tredici in questo scorcio, una tendenza superiore alla media, una fertilità straripante, una esistenza felicissima nella dimensione inedita da centravanti: poi, e sono le fasi, l’appannamento, una pausa (comunque collettiva) e persino quattro partite in bianco, come non gli era mai successo dall’ottobre del 2016 in qua che a Rotterdam l’hanno spinto all’analisi più autentica. «Ma siamo in un periodo difficile, in cui non ci riescono le nostre giocate. Sono in calo io, però mi sembra che il gruppo stia vivendo questa situazione: dobbiamo semplicemente ritrovarci e ricominciare dalla Fiorentina. E’ il momento in cui dovremo dimenticare la Champions». E ricordarsi la strada del gol, quella che Mertens, per un anno intero una furia, ha smarrito il 22 novembre (contro lo Shakhtar e che in campionato – invece – gli manca dal 29 ottobre (con il Sassuolo), una anomalia per un attaccante uscito fuori dagli schemi e capace di stupire l’Europa intera.
Fonte: CdS