Roberto De Zerbi, allenatore del Benevento, ha parlato a La Gazzetta dello Sport.
Roberto De Zerbi per anni è stato una passione di nicchia. Da ragazzino era il piccolo Savicevic venuto da Brescia: nelle giovanili del Milan lo chiamavano Dejan. Da uomo è diventato uno sperimentatore cult per gli appassionati di calcio offensivo. Il giovane allenatore che a Foggia provava a mixare Zeman e Pasquale Marino. Tra settembre e novembre 2016 ha tentato di salvare il Palermo e con Zamparini è finita come per quasi tutti gli altri: male. Domenica però un pezzo di Italia lo ha scoperto e lunedì un’inchiesta lo ha riportato sulle pagine dei giornali, come succede ai personaggi famosi. Meglio cominciare dalla fine.
Indagine della Direzione Distrettuale Antimafia: un Gip ha indicato il nome di De Zerbi tra i beneficiari di alcuni pagamenti in nero a Foggia. Commenti?
«Di queste cose si occupa il mio avvocato, per favore fate riferimento al suo comunicato». (Questa la parte più significativa del testo: «Tengo a rimarcare la assoluta estraneità del sig. De Zerbi rispetto ai fatti contestati, avendo egli ricevuto ogni forma di elargizione retributiva in forma ufficiale, attraverso regolare bonifico bancario»)
Calcio. Che viene in mente ripensando al 2-2 col Milan?
«Che come atteggiamento eravamo superiori. Abbiamo tirato di più, avuto più palle gol».
Come si prepara una partita contro un nuovo allenatore?
«Ho visto alcune partite della Primavera di Gattuso e ho scelto Cataldi play: è molto pulito nelle giocate, speravo avrebbe sbagliato poco. È andata bene. Poi ho puntato su Memushaj e Chisbah per mandarli in pressione su Musacchio e Romagnoli. Ho provato ad avere il possesso: alle squadre forti dà fastidio non avere la palla».
Niente litigi: è andata bene…
«Certo, io e Gattuso siamo focosi, nulla più. Lui dice che lui litiga spesso. Ecco, io sempre».
Un punto in 15 giornate. Come può salvarsi il Benevento?
«Facendo come il Crotone, per me Nicola è stato l’allenatore migliore dell’ultima Serie A. Lo dico sempre, siamo “sotto il giornale”: così staccati che sarebbe ridicolo festeggiare il primo punto. Però spero di vedere sempre cattiveria, coraggio e gusto di divertirsi. Così avremmo una chance».
Due nomi: il presidente Vigorito e Brignoli. Che persone sono?
«Il presidente è una gran persona. Brignoli può sembrare un incosciente ma vale il contrario: è molto sensibile, a volte si fa troppe domande».
E De Zerbi, chi è?
«Un lavoratore, passionale, istintivo ma introspettivo. Quando alleni, pensi sempre. Anche quando parli con le persone, stai pensando alla formazione, all’allenamento».
La scena di Gattuso e De Zerbi che guardano insieme gli allenamenti di Guardiola al Bayern, col senno di poi, è divertente.
«Guardiola e Bielsa sono due maestri. Pep ha reso tedesco il suo calcio al Bayern e inglese al City. È un genio, mentre Bielsa è più scientifico. Cataloga gli smarcamenti e i dribbling…».
Calma. In che senso «cataloga gli smarcamenti»?
«Dice che esistono tot smarcamenti e li allena tutti. Poi quando parla, ti prende il cuore».
Provocazione: la nuova generazione di tecnici italiani è inferiore alla precedente. Falso?
«Non penso che siamo scarsi. Bucchi è bravo, Oddo è bravo, Maresca è bravo. Poi Moreno Longo, Grosso, Gattuso, D’Aversa, i fratelli Inzaghi…».
Sugli allenatori, abbiamo capito. Ora i giocatori: scegliamone uno da allenare. Vale tutto.
«Verratti. È un palleggiatore, ha intuizioni. Se uno non vuole Verratti, ha un problema».
Curiosità finale. De Zerbi e Balotelli sono cresciuti nello stesso oratorio: hanno mai condiviso qualcosa?
«Quasi. Al Palermo, un anno fa, abbiamo provato a prenderlo sul serio. Mai riusciti».