Guardiola “amico”… di Sarri. Contro lo Shakhtar senza 5 titolari

Cattivi pensieri e oscuri presagi. Bell’amico, Pep Guardiola. Fa i complimenti, riempie di elogi, cosparge di incenso e poi parte per l’Ucraina per affrontare l’ultima partita del girone, facendo intendere che Stones, Aguero, Silva, Ederson e Sterling, se tutto va bene, andranno in panchina. Ma potrebbero pure rimanersene a casa davanti alla tv. Già, perché rischiare per Sarri? Pep è sicuro del primo posto e a Charkiv troverà la neve e almeno un paio di gradi sotto lo zero. E peraltro, davanti a sé, non avrà una cenerentola ma lo Shakthar. A pensar male, era la celebre battuta di Giulio Andreotti, si fa peccato, ma spesso ci si azzecca e probabilmente calza a pennello alla vigilia del match in Ucraina. Poi bisogna pure mettersi nei panni del tecnico catalano che ieri ha battuto il West Ham (2-1) e che domenica se dovesse battere lo United si ritroverebbe con la Premier ipotecata da un + 11 su Mourinho.
La situazione del girone è semplice: il Napoli deve vincere a Rotterdam e deve attendere il risultato del City. Se dovesse vincere con lo Shakthar allora saranno gli azzurri ad acciuffare il passaggio agli ottavi di finale altrimenti il Napoli va in Europa League. Non c’è bisogno di calcoli particolari, insomma. La paura di un «biscotto» in terra ucraina tiene decisamente banco dalle nostre parti. Peraltro, nel calcio il sospetto è la regola.
Meglio non pensarci ma se davvero tra due giorni Guardiola si presenterà con le seconde linee a Charkiv, lui che pure ha il suo bel blocco di titolari che non cambia quasi mai, allora Sarri sarebbe autorizzato a pensare il peggio possibile di lui. Pep è sincero, aperto, disponibile. Ha le sue idee, calcistiche e politiche, non le nasconde e le difende. Sempre con grazia, intelligenza, affabile passione. Per ciò vederlo lavorare e sentirlo parlare è un piacere che nel calcio non è pane quotidiano. Quando dopo Napoli-Manchester City promise che la sua squadra avrebbe onorato ogni impegno fino alla fine, un po’ tutti ci hanno creduto. E lo ha fatto per primo Maurizio Sarri. Che ancora l’altra sera ha ripetuto: «Nel Dna di uno come Guardiola non ci può che essere la vittoria. E la sua squadra non può non avere il suo stesso Dna». Ottimista? Speranzoso?
Certo, non tutti i biscotti (magari visto il freddo, potrebbe essere un semifreddo) si fanno digerire. E, in tutta onestà, non è che siano la specialità della pasticceria ucraina. Non è ovviamente sinonimo di accordo truffaldino, né di fregatura: però il Napoli li rischia lo stesso. Le squadre ucraine, poi, non sono tenere. Lo scorso anno, per esempio, Benfica-Napoli sembrava uno spareggio per gli ottavi. Tutti erano sicuri che il Besiktas avrebbe vinto in casa della Dinamo Kiev. I turchi, invece, vennero travolti per 6-0. E a far festa furono portoghesi e azzurri.
Uscire dalla Champions avrebbe dei contraccolpi economici: il passaggio agli ottavi, da solo, vale 6 milioni di euro. E aumenterebbe anche la fetta dei proventi che derivano dal market pool (c’è una parte variabile che dipende dal numero delle partite che si disputano). Insomma, in ballo ci sono almeno 15 milioni. Non proprio spiccioli.
D’altronde, il Manchester City ha la possibilità di vendicarsi dell’eliminazione del 2010-2011: quella volta, infatti, azzurri e citizens arrivarono all’ultima giornata con un punto di distanza (Napoli 8 e City 7) e si giocavano il secondo posto. Il Napoli vinse 2-0 in casa del Villarreal ultimo in classifica e inutile fu il successo inglese contro il Bayern Monaco, già certo del primo posto del girone. Insomma, corsi e ricorsi. Sarri non chiamerà Guardiola. Non è nel suo stile, non lo farà mai.
Peraltro, anche il Napoli farebbe bene per prima cosa a non dare per scontati i tre punti in Olanda. Van Bronkhorts non sa ancora se avrà a disposizione Amrabat, infortunatosi contro il Vitesse. Problemi anche per El Ahmadi. «Noi giocheremo per vincere, il Napoli non avrà nessun regalo. Non ci piace l’idea di chiudere a zero punti la nostra avventura in Champions».

Fonte: Il Mattino

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