Che giocatore è Adam Ounas? Se lo domandano in tanti, tutti i tifosi che vorrebbero vederlo al più presto protagonista con la maglia del Napoli. Fin qui, cinque mesi dopo il suo arrivo, il bilancio è provvisorio e tutt’altro che definitivo. Ha avuto pochissimo spazio l’esterno algerino, non è mai riuscito a convincere il suo allenatore a schierarlo per più di uno spezzone di partita. Mai titolare e difficilmente lo sarà nei prossimi mesi (in campionato). In totale appena sette apparizioni, complessivamente novantuno minuti in cui s’è messo in mostra a metà, senza riuscire a farsi apprezzare.
TALENTO. Ounas piace ai tifosi perché ha qualità, estro, rapidità. Ama il dribbling, palla al piede è imprevedibile, ma è pur sempre un giovane (classe 1996) reduce da un campionato, quello francese, distante dal tatticismo italiano. Dopo la gara con la Juve, Sarri è stato chiaro sul calciatore: “A Napoli quando si prende qualcuno pare sembra sia arrivato Ronaldo. Ounas ha fatto una decina di partite due anni fa a buon livello, l’anno scorso neanche tanto bene, non possiamo pensare risolva le partite. E’ uno anarchico, se c’è da difendere vengono fuori limiti. Deve crescere”. Non una critica ma un messaggio rivolto a tutti quelli che spingono per il suo impiego, a chi è convinto che basti lui per risolvere le partite. Non è (ancora) così e lo sa bene Sarri, che ogni giorno, a Castel Volturno, ne valuta i progressi. Le peculiarità sono innate, ma Ounas dovrà lavorare sulla tattica, dovrà capire e far propri meccanismi alla base di un calcio geometrico in cui nessun movimento è casuale, neppure il più banale.
INVESTIMENTO. La società, quando l’ha prelevato dal Bordeaux per circa dieci milioni di euro, era consapevole del suo destino: Sarri l’avrebbe schierato poche volte, legato al suo calcio che altri interpreti, più esperti e pronti, esprimono con maggior efficacia, fedeli alle proprie idee. Ounas vive all’ombra del tridente, è considerata (con Giaccherini) la prima alternativa d’attacco ma, in realtà, è solo una considerazione teorica. In pratica, infatti, non esisterà mai nessun ballottaggio, e solo in casi d’emergenza l’esterno algerino potrà ritagliarsi il suo spazio. Per il resto si accontenterà di quei pochi minuti a sua disposizione per mettersi in mostra e del lavoro quotidiano in allenamento per convincere Sarri ad offrirgli sempre più spazio. Se lo augurano tutti. Ma ci vorrà tempo. Era già scritto.
Fonte ROMA