Marolda al CdS: “La Juve fa…il Napoli”

L’editoriale di Ciccio Marolda

La Juve gli ha rubato l’idea. Per una mezz’ora abbondante ha fatto quello che il Napoli avrebbe voluto fare e invece non è riuscito a fare. Palleggio, ripartenze rapide, gioco elegante negli spazi stretti. E vallo a capire, adesso, se è stata questione di piede, di testa, magari di abitudine a partite che”pesano”, che hanno una storia anche al di là del risultato. O forse, chissà, la differenza l’ha fatta “soltanto” una più attenta lettura preventiva della gara da parte della Juve per sorprendere gli azzurri, per trovare un gol e poi difendere il vantaggio. Questo non vuol dire che il Napoli s’è arreso, questo no. Anzi, ci ha provato e riprovato. Quando s’è ripreso ha pure messo al muro la Juve, ma più con orgoglio e volontà che con antiche geometrie. E, comunque, come gli capita ormai da cinque o sei partite pure stavolta ha commesso errori e ingenuità. Che si pagano quando dall’altra parte c’è gente di mestiere e qualità. Cosicché alla fine, si sa, quando non vinci e non sei manco bello, beh, è normale che i cattivi pensieri prendano il posto dei sorrisi e dei grandi sogni. Ma seppure non si può dire che non sia successo niente, il Napoli deve scacciarli in fretta dalla mente quei pensieri. Perché non può essere una notte disgraziata, una sconfitta seppure dolorosa e anche ingiusta contro una Juventus spietata concorrente a togliere al Napoli il diritto di difendere le sue sempre verdi speranze di scudetto. Si dirà: ma allora non è cambiato niente? No, non è così. Sono sicuramente cambiate un po’ di cose. Ora, ad esempio, il Napoli ha capito ancora meglio che sarà battaglia sino all’ultimo respiro per decidere chi dovrà brindare. Così come ha capito che per i ritmi che pretende questo campionato non ha futuro chi rallenta. E ovviamente c’è dell’altro. C’è che il Napoli forse è arrivato ad una svolta. Deve decidere – e deve farlo in fretta – se tornare ad essere esempio e modello di gran gioco com’è stato, oppure, se vuole cambiar pelle, di darsi pure un altro disegno. Tattico, si capisce. Perché in quel “calcio di mezzo” dov’è adesso non sembra trovarsi troppo a proprio agio. A meno che non si voglia pensare – e non significherebbe far peccato – che il Napoli sta pagando a caro prezzo l’assenza di Milik e di Ghoulam. Soprattutto di Ghoulam. Perché è da quando lui non c’è che s’è spezzata la catena di sinistra, da sempre cassaforte del gioco e dei successi azzurri”. 

Fonte: CdS

 

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