Quante volte, Marek? E mentre sfila un’altra vigilia, sorridendo di sé, di quella centoquindicesima rete ch’è diventata l’ossessione per chiunque («ma a me non pesa per niente, ci pensano più gli altri che io stesso»), Napoli-Juventus diventa (praticamente) il poster d’una vita, la sua, l’anello di congiunzione tra una gioia e l’altra, il senso pieno d’una felicità goduta e riassaporata ripensandoci: ventinove partite («Partite», la maiuscola please), come contro nessun’altra, e fotogrammi che restano impressi scolpiti nella memoria e rappresentano patrimonio personale ch’è stato più volte esposto (dialetticamente) al pubblico: «Forse il gol più bello resta quello al Milan, i settanta metri palla al piede, ma quello in casa della Juventus, quando vincemmo 3-2 a Torino….».
C’è un calcio che sa d’altro, d’elite, di magìa, d’un fascino e d’una fascinazione che (probabilmente) soltanto Napoli-Juventus (o viceversa) esprime compiutamente: e in questi dieci anni da principe azzurro, d’un bambino diventato in fretta uomo e poi anche capitano e bandiera, c’è stato ripetutamente il tempo per immergersi in quest’universo che lascia sensazioni stordenti, con vigilie infinite e partite da cuore e batticuore.
Fonte: CdS