Uomini come Maggio non è facile lasciarli andar via. Di uomini del genere il Napoli ne avrebbe bisogno, a prescindere. Eppure fa specie, osservare quella data stampata in calce al profilo di Christian Maggio: 30 giugno 2018. Sette mesi appena alla scadenza d’un contratto che, solo per ciò che s’è visto a Udine, andrebbe rinnovato ad occhi chiusi.
Per un anno, anche per due per poi, eventualmente, ritagliargli anche un ruolo in società. Uno come lui potrebbe risultare prezioso anche a fine carriera.
Perché quel Maggio richiamato in causa all’improvviso, letteralmente padrone della fascia destra, è un ragazzino con tanta verve ed entusiasmo. E’ un esempio di professionalità ed abnegazione tali, da riuscire a sbugiardare i detrattori improvvisati oltre a ciò che recita l’anagrafe.
Nonostante manchino soltanto tre mesi alle 36 primavere, l’ultimissimo Christian dà l’anima. Prende pallonate in faccia, fa e rifà la fascia decine di volte, senza un attimo di tregua.
E frattanto salva su Perica, si procura il rigore decisivo, risultando determinante ai fini dell’affermazione e, quindi, del primato in classifica.
Lo stesso Sarri, probabilmente, non avrebbe potuto ipotizzare innesto migliore in un momento di evidente emergenza sulle fasce.
E la freccia di Montecchio Maggiore di certo non poteva prevedere che si sarebbe fermato Ghoulam. E in seguito anche Mario Rui (per il portoghese solo un contrattempo).
Corriere dello Sport