Sarri è stato Allegri, perché giocava con il rombo, che Max utilizzava a Cagliari e non solo, prima d’imbattersi nel Napoli tridimensionale; e Allegri, segretamente, porta in sé il 4-3-3 che Galeone gli ha lasciato in eredità e che, in passato, ha sfruttato, sempre meno di quanto gli sarebbe piaciuto.
In teoria, sembrano gli opposti (che si attraggono), ma in realtà basta andarsi a vedere i precedenti di questo biennio per accorgersi che show must go on (pur avendo per l’organizzazione difensiva lo stesso, identico rispetto). Napoli-Juventus (e Sarri-Allegri) non ha mai deluso, ha sparso 18 reti in 6 partite, ha dato vita ad interpretazioni sempre rimodellate, soprattutto sulla sponda bianconera, che ha esibito difese a tre o a quattro, centrocampi a due o a cinque. Il Napoli è più fedele alla propria natura, ad una sua verticalità comunque sempre varia, esaltata da Sarri e gradita, negli interpreti, da Allegri, che ha voluto Higuain, ma è sempre rimasto ammirato da Hamsik e pure da Mertens e da Insigne. I granduchi di Napoli-Juventus, ognuno a modo proprio, sono loro.