Le ha provate tutte, pure a schierare contemporaneamente cinque attaccanti, attraverso le sostituzioni, ma Walter Novellino non ha ricevuto le risposte che s’aspettava da una formazione priva di determinazione e di idee. Stavolta non ci sono state giustificazioni, tanto meno assunzioni di responsabilità da parte del tecnico che ha attaccato duramente la sua squadra: «Non ci sono giustificazioni per la prova offerta dai miei.
C’erano i presupposti per fare bene, per recuperare il risultato in superiorità numerica dopo l’infortunio dell’autorete. Non ho visto quella voglia che dovrebbe esserci, tanto meno il desiderio di riscatto, solo rassegnazione e atteggiamenti indecifrabili. E’ arrivato il momento di guardarci in faccia e ciascuno dovrà assumersi le proprie responsabilità. Personalmente l’ho fatto tante volte, mettendoci la faccia, facendo da parafulmine. Ora dobbiamo essere realisti: non siamo riusciti a superare l’uomo, né a ef fettuare le necessarie chiusure sui cross. Il calcio è cercare la palla, non aspettare che arrivi. Questa squadra è deficitaria a livello caratteriale, non rispecchia il mio temperamento».
E’ arrabbiato nel dopopartita, come lo era in campo: Novellino cerca di contenere il suo impeto, mordendosi la lingua per evitare di esprimere concetti ancora più severi. «Mi domando se sia stata colpa mia nel preparare la partita ma non dipende da me se facciamo un solo tiro in porta durante l’intera partita. La squadra non gioca come vorrei, non comprendo come mai non sia stata agonisticamente cattiva. Comprendo la disapprovazione del pubblico, è pari alla mia ma dobbiamo pensare in positivo, per il futuro. Il Palermo è una signora squadra ma non ci ha impensierito particolarmente. Avessimo giocato come a Frosinone, saremmo stati padroni del campo vincendo agevolmente la partita. Invece ho visto un altro Avellino».
TEDINO: DEDICATA A ZAMPARINI Il Palermo mantiene l’imbattibilità esterna, riscattando subito la sconfitta interna. «La nostra vittoria è doppiamente meritata perché ottenuta in inferiorità numerica», dice subito Tedino sottolineando: «Paradossalmente, in dieci uomini abbiamo giocato meglio, mettendo tanta concentrazione rispetto alla fase iniziale della gara. Peraltro, in trasferta siamo capaci di ottenere più spazi ed esprimere meglio il nostro calcio, cosa che in casa non sempre riusciamo a fare. Ci aspettavamo un Avellino forte e con grande carattere, per cui era necessario esprimere una grande prestazione. Il presidente Zamparini voleva la vittoria: la dedichiamo a lui».Corriere dello Sport