Callejon: «Il Napoli gioca il calcio più bello d’Europa, se lo dice Guardiola. Sogno scudetto e statua!»

Ecco alcuni passaggi dell’intervista di Callejon rilasciata a Marca. Riportati dal CdS

Callejon:Il più bel calcio d’Europa.Se a dirlo è Guardiola non solo è un complimento ma occorre essere d’accordo con lui. E se si avverasse il sogno…Io, se mi metto a riflettere, e mi ripassa per la testa la possibilità di poter segnare il gol scudetto, vedo anche altro: vedo, ad esempio, un bel giorno una statua tutta per me».

E’ un lavoro lungo (lo scudetto e pure la statua) però José Maria Callejon se ne è fatto un’idea di quel che, nel caso, possa capitare in questa città che aspetta ormai da sempre (trent’anni) e che vorrebbe poterselo raccontare. «E’ dai tempi di Diego…».

A «Marca» lo spagnolo ha liberato i propri pensieri e non ha nascosto nulla di questo suo quinquennio in maglia azzurra: «Ho avuto Benitez, che mi ha portato qua, e Sarri, e sono cresciuto grazie agli insegnamenti tattici del primo mescolati con la filosofia offensiva del secondo. Ho coniugato l’organizzazione tattica di Benitez con quello che, dal punto di vista offensivo, mi ha inculcato Sarri. E quando Guardiola dice che giochiamo il calcio più bello d’Europa, penso non solo che sia un grandissimo complimento ma anche che si debba essere d’accordo con lui».

Cinque anni di Callejon, che ha avuto la capacità di fare tutto (persino il difensore); cinque anni e un contratto con scadenza 2020, dunque almeno altre due stagioni ancora, oltre a quella in corso: «Io qui sto bene, anche a se a volte ti manca l’aria di casa, ti mancano gli amici. Ma sono orgoglioso dell’affetto che la gente mi dimostra sempre e che mi rende felice; sono grato a mia moglie, che si occupa completamente della famiglia; e ai miei genitori, che mi hanno fatto così».

Però in quell’orizzonte di Callejon c’è ovviamente una favola da regalarsi: si chiama scudetto, e stavolta (più che in passato) si può fare. «Abbiamo una squadra che ormai si conosce a memoria, in tanti siamo qua da cinque anni, da tre anni lavoriamo con un allenatore che ha cancellato i luoghi comuni sul calcio italiano, perché qui cercano ci imitarci, di copiarci, di giocare come facciamo noi. Vedremo verso aprile dove saremo: nessuno pensa che sia semplice, anzi, ma siamo anche convinti che questo miracolo si possa realizzare». 

 

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