Continua il viaggio attraverso gli umori, le sensazioni e le ambizioni dell’ambiente partenopeo che, nonostante la debacle della nazionale di Ventura che, dopo circa sessant’anni non parteciperà ai prossimi mondiali, rimane concentrato sull’azzurro di Parthenope. Riprendiamo il discorso parlando di razzismo, un tema su cui i napoletani sono particolarmente sensibili poiché spesso vittime di cattiveria ed ignoranza. Mai come adesso il razzismo è un tema tristemente di attualità, tuttavia quello nei confronti di Napoli sembra passare in sordina, quasi come se fosse tacitamente tollerabile. D’altronde, il fatto stesso che qualcuno lo definisca goliardia, conferma il sospetto che vi siano vittime di serie A e vittime di seconda categoria. Ed infatti, secondo il tifoso partenopeo, quello del razzismo è un tema caldo quanto sottovalutato: ci si scandalizza, giustamente, per i buu alle persone di colore e fanno parecchio rumore, giustamente, le offese agli ebrei. Mentre in tema di fascismo ciascuno si adopera per dire, fare e sensibilizzare l’opinione pubblica, mai si è visto e sentito alcuna autorità muovere un dito per offese contro i napoletani. Una discriminazione talvolta subdola, che si esprime anche tra le righe di un finto perbenismo. Ritenendola pertinente, condivido un’esperienza capitata non più tardi di cinque anni fa ad un tifoso azzurro residente fuori città. Nel tragitto da Roma verso la Toscana, a bordo della sua auto con lo stemma del Napoli in bella mostra sulla targa, il nostro amico tifoso sorpassa un’auto della polizia, mantenendo i limiti di velocità imposti dalla legge. Dopo aver finito il sorpasso e rientrato sulla corsia di marcia ordinaria, dallo specchietto si nota l’auto della polizia prima avvicinarsi, poi affiancare l’auto del nostro amico tifoso, puntandogli addosso una torcia. Il sospetto che presto gli avrebbero imposto l’alt aumentava sempre di più poiché l’unico pensiero delle forze dell’ordine era quello di tenere d’occhio la macchina del tifoso napoletano, non curandosi di tutte le altre vetture che viaggiavano a velocità sostenuta, oltre i limiti consentiti e che effettuavano il cambio di corsia senza attivare senza attivare la freccia…tutto ciò per circa 10 chilometri. Ovviamente, alla prima area di servizio, i poliziotti hanno abbagliato ed acceso il lampeggiante per far fermare il nostro amico tifoso ed effettuare i famosi controlli. Dopo aver fatto le richieste di rito (patente, libretto, assicurazione) e domande su dove si recasse e perchè, rendendosi conto di aver preso un granchio, i poliziotti si sono giustificati così: <<…beh, abbiamo visto la macchina targata Napoli e ci siamo detti vediamo dove va…>>. Ovviamente i poliziotti erano in due e, mentre uno faceva le domande e attendeva i documenti richiesti, l’altro continuava ad illuminare l’auto con la famosa torcia. Durante il colloquio, condotto nella maniera come si fa con un pregiudicato o un indagato, i poliziotti fanno un’altra domanda: <<…come mai tifoso del Napoli?…>>. Il nostro amico tifoso risponde che avendo origini di Ercolano, aveva prevalso il sangue. Quando hanno sentito la parola Ercolano, l’espressione degli agenti è cambiata e, soprattutto, il poliziotto che faceva le domande anzi, che conduceva un vero e proprio interrogatorio, ha avvicinato la sua mano alla pistola. Notando ciò, per evitare ogni tipo di problema, gli è stato fatto presente che il libretto dell’auto si trovava nel cassetto sotto il cruscotto. Ovviamente tutto andava bene: patente, libretto, revisione appena fatta ed assicurazione. La domanda è legittima: è regolare che su una autostrada una vettura della Polizia Stradale punti la torcia nell’abitacolo di un’auto che è targata NAPOLI? É normale che una pattuglia della Polizia Stradale dia priorità alla provenienza di un’auto, quindi basandosi su supposizioni, piuttosto che prendersela con qualche altra auto che non rispetta il codice della strada sotto i loro occhi? Inoltre, non sarebbe stato più semplice per loro fare una chiamata alla centrale e chiedere lumi sulla targa? La risposta è tristemente ovvia: l’Italia è un paese razzista, bello e buono. Ma soprattutto è un paese ridicolo, in cui ci si basa su cose astratte piuttosto che su fatti concreti…e non si può non rimanerci male, molto male! Si ma, si può risolvere il problema del razzismo a partire da quello negli stadi? E come? Per il tifoso partenopeo gli stadi sono solo una conseguenza della vita di tutti i giorni ed il problema è quasi impossibile da cancellare. Non basta partire dai bambini ed insegnare loro l’eguaglianza, perché ci sarà sempre un adulto che distruggerà quanto di buono è stato fatto. Con non poco pessimismo, la conclusione è che il problema possa essere solo mitigato, mai cancellato. Tornando a parlare di Napoli e del Napoli, Pino Daniele descrive la città autentica e verace nella famigerata Napul’è ed i giocatori azzurri si sono fissati un obiettivo: vincere lo scudetto per vivere la festa della città dai mille culure. Riusciranno nell’impresa? Secondo il tifoso azzurro, è inutile nascondere che sarebbe veramente bello. Non si sa se riusciranno nell’impresa ma di una cosa sono certi: passare dal sogno all’obiettivo scudetto è un salto di qualità e mentalità che da quando siamo tornati in A non avevamo mai vissuto. A prescindere dall’esito finale, sarebbe importante anche solo lottare fino alla fine. Da qualche anno i tifosi napoletani hanno scelto ‘un giorno all’improvviso’ quale nuovo inno per salutare la squadra del cuore, mettendo da parte cavalli di battaglia quali: ‘Quel ragazzo della curva B’, ‘O surdato nnammurato’ e ‘Napul’è’. Ma il tifoso azzurro, condivide questa scelta, oppure pensa che quella che fu etichettata come tifoseria più bella d’Italia abbia smarrito l’originalità che l’ha sempre contraddistinta? Il nuovo “inno” piace e anche tanto. Tuttavia, ‘un giorno all’improvviso‘ viene considerato soltanto un coro perché il vero inno è quello di Nino D’Angelo. Infine, non succede ma se succede… Siamo scaramantici e procediamo un passo alla volta. Tuttavia, nell’ipotetico caso di scudetto come si immaginano la festa i tifosi del Napoli? Prevale la scaramanzia, e non potrebbe essere diversamente. Scaramanzia anche nelle abitudini tipo vedere l’ipotetica partita decisiva nello stesso posto e con le stesse persone delle altre partite. Come si dice: non è vero ma ci credo. Avanti Napoli, Avanti!!!
Riccardo Muni