Il suo editoriale sul Corriere dello Sport:
“Nell’antichità, i “lavori forzati” venivano imposti ai detenuti come una pena dalla funzione afflittiva. Per il Napoli attuale, la fattispecie giuridica potrebbe essere raccolta sotto la voce “palloni forzati” per il gran numero di partite giocate in un lasso di tempo ridottissimo. Sono state 18, nell’arco temporale che va dal 16 agosto (andata playoff Champions col Nizza) al 5 novembre (pareggio a Verona con il Chievo), per la precisione 81 giorni che portano alla media di una partita ogni 4 giorni e mezzo. Non siamo ai livelli di chi spaccava pietre nelle cave polverose della Georgia, ma la fatica e lo stress sono tali da costringere una squadra come il Napoli a smarrire la proverbiale brillantezza. Lo 0-0 in casa del Chievo è il compendio di questa sintesi, la fatica accumulata e da curare con un po’ di riposo. Mai come stavolta Sarri avrà benedetto la sosta che permetterà ai suoi calciatori di tirare il fiato, anche quelli convocati in Nazionale per disputare qualche amichevole dallo scarso valore. Poi, spetterà al coach individuare il rimedio per evitare che nel tour de force dal 18 novembre al 6 gennaio (10 gare in 49 giorni) il Napoli viva un altro calo di tensione simile a quello del Bentegodi. Come? Dando più spazio a quelli che finora sono rimasti ai margini della squadra. Tutti quelli della panchina sono stati impiegati finora per 2.014 minuti, contro i 3.283 della Juventus (1.269 in più del Napoli) ed i 2.834 della Roma (820 in più). Se poi si considera che Zielinski e Diawara (i due cambi più frequenti di Sarri) hanno giocato 501 e 324 minuti, cioè il 40,9 per cento nell’utilizzo dei panchinari, allora viene istintivo pensare che i vari Giaccherini, Rog, Ounas o Maksimovic andrebbero visti più spesso in campo. E’ una valutazione di metodo, non una critica, perché il Napoli visto all’opera finora merita più applausi di quelli che sta ricevendo dopo le due sconfitte col City ed il pari con il Chievo. Qualcuno storce il muso e osserva che il primo posto non basta più, con il distacco dalla Juve ridotto a una sola lunghezza. Una squadra convinta delle sue possibilità se ne infischia se in una giornata di campionato le avversarie si avvicinano. Guardandosi allo specchio si accorge che quelle facce sono sempre bellissime e sono le stesse della scorsa stagione, quando tutto era meno affascinante. Alla dodicesima giornata di un anno fa, il Napoli era sesto con 21 punti e la Juventus era prima con 4 punti di vantaggio sulla Roma. La squadra di Sarri oggi è prima con 32 punti (11 in più di un anno fa) davanti alla Juventus, seconda nonostante abbia un punto in più. Morale della favola: il Napoli si è superato, ottenendo risultati di gran lunga superiori rispetto al reale valore dell’organico. Diamogliene atto”.