Sarri dice che la sosta non ci voleva!
C’è qualcosa di buono, tra le pieghe d’un pomeriggio che comunque lascia un retrogusto amaro al Napoli: c’è la consapevolezza d’essere cresciuti, di aver imparato quelle lezioni del passato che Sarri ritrova galleggiando nella memoria. «Due anni fa l’avremmo persa questa partita qua». Eppure c’è un filo d’ottimismo, nel grigio pomeriggio che spazzola i pensieri ed appena appena la classifica d’un Napoli che resta capolista ma finge di non pensarci. «L’unica cosa che non mi va giù e non averla vinta, perché ormai ci avevamo fatto l’abitudine».
Eppure, Sarri, sembra tutta colpa del City. «Abbiamo pagato, vero: quelle partite lì ti spremono, si giocano a velocità superiore del 25% e nella sfida successiva lasci per strada un po’ di brillantezza».
Cosa non le è piaciuto?
«Mi è piaciuto il Napoli dal punto di vista tattico: il risultato a volte è condizionante ma noi abbiamo fatto una buona partita. Siamo stati ordinati, non abbiamo concesso niente. E poi abbiamo giocato tanto, basta andare a vedere le statistiche: ci è mancata un pizzico di freschezza nei nostri giocatori determinanti, quelli che solitamente saltano gli uomini e creano superiorità o occasioni».
Problema di gambe, non di testa.
«Se fossimo stati lunghi o larghi, allora la causa sarebbe stata di carattere mentale. Invece non ci siamo allungati. Stavolta eravamo provati, perché il Manchester City ci ha tolto energia: è stata un’ora e mezza vibrante, siamo rimasti in partita sino alla fine e abbiamo speso tanto. Ci era capitato anche dopo la sfida di andata, in Inghilterra».
Arriva la sosta, che potrebbe essere utile e che a lei invece continua a non piacere...
«Io sono sempre contrario, pure questa volta. Perché a questi ragazzi servirebbe giocare tra sette giorni ed avere una settimana intera e libera per allenarsi: è questa l’unica necessità che intravedo. Ed invece ci sarà un sostanzioso gruppo di noi che dovrà andare in giro per l’Europa: fate i conti su quanti giorni i calciatori sono impegnati con le Nazionali. Si potrebbe trovare una soluzione, io me lo auguro. Ma qui sembra che quello fuori di testa sia io».
Il Chievo vi ha tolto l’aria: in nove al di là della linea del pallone.
«Sono due anni e mezzo che siamo abituati a questo tipo di situazione. Nelle ultime venti trasferte, abbiamo fatto diciassette vittorie e tre pareggi e le situazioni sono sempre state simili. Il Chievo ha fatto quel che doveva. Semmai, non dovrebbero essere concessi cinque ingressi del medico, per ognuno dei quali ci vogliono tre minuti. E comunque, complessivamente, alla fine siamo abituati a dover affrontare situazioni di questo tipo».
L’attacco è venuto meno.Loro più degli altri.
«Però quando sei impegnato in Champions e contro avversari di quello spessore, è giocoforza ritrovarsi spremuti. Chiaro che se fossimo stati più freschi, chi in genere decide le partite ne avrebbe potuto avere le forze».
Sembrate comunque cambiati.
«L’anno scorso abbiamo perso poco, però due anni fa magari questa sfida sarebbe stata a rischio: ecco perché sono soddisfatto di quello che abbiamo dimostrato. L’applicazione dei ragazzi mi soddisfa».
Siamo prossimi al mercato…
«Sapete che mi interessa poco, da sempre. E poi da qui a gennaio ci restano due mesi pieni, con quasi una quindicina di partite. Ed io penso solo a quelle».
Un giudizio sull’attaccante del Chievo.
«State parlando di Birsa…?».
Inglese le è piaciuto o no?
«Non credo fosse semplice per lui: pochissimi palloni giocabili, molti dei quali difficili o sporchi. E poi in panchina non ho avuto il tempo di occuparmi di Inglese».
Né di cambiarla come avrebbe voluto.
«Era diventata una sfida fisica. Ci sarebbe servito tanto Milik. E però magari in futuro acquisteremo in furbizia e le vinceremo diversamente».
Fonte: CdS