Il Napoli neanche nella ripresa riesce a togliersi il Chievo di dosso, soffrendo soprattutto nelle uscite che vengono contaminate dall’alto e che per poco, su un errore in disimpegno (al 15′), non consentono a Radovanovic di regalarsi il gol della vita. E’ sempre Napoli, è tanto Napoli (73% possesso palla alla fine, 19 tiri complessivi contro 3), si gioca in una sola metà campo, però per arrivare nell’area altrui è una faticaccia: un destro di Zielinski dal limite (25′) è un’illusione e l’unico pericolo vero lo crea Insigne, al 90′, quando con il suo giro viaggia verso l’incrocio, dove trova Sorrentino in volo ad aspettarlo. E’ la fotografia di un pomeriggio “diverso”, in cui il Napoli non interpreta se stesso come dovrebbe, come saprebbe. Il Chievo fa una scelta di vita, per opporsi ad un avversario superiore: deve ridurre gli spazi, pressare ovunque; è il Napoli che non riesce a sfuggire a questa condizione di soffocamento, palleggiando ma senza quasi mai accelerare: perché c’è un momento, nel corso della stagione, in cui le gambe ed il cervello scoprono d’essere distanti. Ma (almeno) il primo posto attenua l’amarezza.