Yaya Touré: “Il San Paolo non ti lascia indifferente. Mi piace tanto Insigne. Al City deve preoccupare la carica dei tifosi”

Yaya Touré è l’unico testimone, insieme a Silva e Aguero, del 2-1 incassato dal Manchester City a Napoli il 22 novembre 2011.

Touré e Silva giocarono dall’inizio, mentre Aguero, alla ricerca del 178° gol con i Citizens, entrò solo all’81’, al posto di Dzeko. Davvero un’altra epoca e altre squadre.

Al governo del Napoli c’era Walter Mazzarri. Quel 2-1, con la doppietta di Cavani e rete di Mario Balotelli, fu uno splendido risultato per una squadra al ritorno nel torneo continentale più importante.

Nel Manchester City regnava Roberto Mancini. A fine stagione l’allenatore italiano avrebbe riportato i Citizens alla conquista del titolo inglese dopo 44 anni di attesa. Yaya era l’uomo che spostava gli avversari con la scia del vento. Una forza della natura. Il campione ivoriano ha compiuto 34 anni il 13 maggio. Il tempo che passa, il «maledetto tempo», ha ridotto la forza di quel vento.

Nel City di Pep Guardiola Yaya fa più panchina che campo: 4 presenze, tra campionato e coppe, finora. In estate c’era stato un problema di sovrappeso, ma una dieta appropriata ha asciugato il suo fisico. La sera del match contro il Wolverhampton, in Coppa di Lega, Yaya ha giocato 120’. E ha poi segnato il secondo rigore della lotteria finale. Il popolo del City è sempre con «l’uomo che sposta il vento». Quando si avvicina alla zona calda, un boato lo invita al tiro in porta.

Che ricordi ha di quella sera di Napoli. «La cosa che m’impressionò di più fu il pubblico. Un tifo caldissimo, spettacolare. Il San Paolo è uno stadio che non ti lascia indifferente, neppure da avversario. Un sostegno come quello del pubblico di Napoli dà maggiore forza ad una squadra. Non mi intimorisce da giocatore del City, ma mi preoccupa per la carica che dà alla formazione di casa. Nei momenti di difficoltà, fan come quelli del Napoli possono essere determinanti».

Quella partita? «Sono trascorsi molti anni, sono cambiate tante cose. Il City tornava in Champions dopo una vita. Iniziava una lunga marcia che ci avrebbe portato a vincere il titolo inglese. E a giocare nel torneo europeo più importante con continuità».

Lei, David Silva e Aguero, senza dimenticare Kompany ora fuori per infortunio, siete i testimoni di questa lunga marcia. «Gioco nel City dal 2010. Per me è stato un onore vivere e partecipare a questa storia».

La gara dell’andata ha regalato mezz’ora di calcio spettacolare da parte del City, ma poi il Napoli ha saputo reagire. «Il Napoli offre uno dei migliori calci d’Europa e batterlo è stato una nota di merito. Maurizio Sarri, viene considerato un innovatore del calcio italiano e per quello che ho visto quella sera è una definizione giusta. Aggiungo, però, che il football italiano è sempre stato competitivo. Quattro titoli mondiali sono un biglietto da visita eloquente».

Due estati fa si parlò di uno suo trasferimento all’Inter di Mancini. «In passato ci sono stati diversi contatti con il calcio italiano. Ma poi ho seguito strade diverse e importanti come quelle del Barcellona del Manchester City».

In futuro? «Mai dire mai nella vita».

I giocatori del Napoli da temere? «Mi piace molto Insigne: un bel talento davvero. Ma il Napoli ha diversi calciatori importanti. Mertens e Hamsik sono fortissimi e hanno esperienza internazionale. In porta c’è un campione del valore di Pepe Reina».

Il valore del match di domani? «Per noi è un appuntamento importante, da affrontare con la testa giusta. L’atmosfera del San Paolo è un problema in più».

Il City ha la qualificazione in mano: Napoli o Shakhtar per il secondo posto? «Premesso che non siamo ancora qualificati, penso che il Napoli abbia qualcosa in più. Lo Shakhtar è una buona squadra, gioca bene. Conosco quella realtà e nella gara di Manchester mi ha fatto un’ottima impressione. Ma credo che il Napoli abbia qualcosa in più».

Nel City c’è una nuova stella: il brasiliano Jesus. «Sta facendo le cose giuste con il passo giusto. È giovane, ha talento e non è facile adattarsi subito al calcio di un paese nuovo. Il futuro è dalla sua parte».

La Gazzetta dello Sport

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