Ranieri: “I giovani di Sarri hanno finito il ‘tirocinio’ richiesto”

Non molto tempo fa, sul telefonino di una persona molto vicina a Ranieri, è arrivata una chiamata col prefisso 0044, quello dell’Inghilterra. Amici suoi? Macché. Chiamavano da Leicester. La telefonata era questa: «Ranieri, vuole tornare da noi?». Noi intesi come Leicester City Football Club, la squadra con cui l’allenatore del Testaccio ha realizzato la più grande impresa calcistica di tutti i tempi, la vittoria della Premier davanti ai milionari di Manchester e Londra, per poi essere cacciato durante la stagione seguente. Quando è arrivata quella telefonata, stavano licenziando proprio il suo successore, Craig Shakespeare. Poiché Ranieri ha uno stile consolidato, più british dei british, la risposta non è stata una pernacchia ma un semplice “no, grazie”. E’ rimasto dove aveva già iniziato bene il suo nuovo lavoro, a Nantes, con una squadra che fino alla scorsa settimana era in testa al campionato francese dei normali, mentre Psg e Monaco sono iscritte a un torneo per conto loro. Il Nantes (20 punti) ha perso l’ultima partita a Digione e ora è quinto, alle spalle di Psg (29), Monaco (25), Lione (22) e Marsiglia (21), la squadra di Rudi Garcia. Portarlo in Champions (in Francia il terzo posto dà diritto ai play-off) sarebbe un miracolo (un altro), ma questo non è, non può essere, l’obiettivo di Ranieri, l’allenatore che di questa Champions ha guidato nella sua carriera 6 delle 32 squadre iscritte al torneo, Roma, Chelsea, Atletico Madrid, Juventus, Napoli e Monaco, più di qualunque altro allenatore in circolazione. Da questo gradino, il più alto, ci parla della Coppa delle sue vecchie squadre e del campionato della sua nuova squadra.

Potremmo anche chiamarla la Champions di Ranieri. Cosa significa aver allenato 6 squadre di questa edizione?
«Significa che ho girato un bel po’ di panchine».
Il prossimo anno potrebbero esserci anche la sua ex Inter e il suo ex Valencia…
«Lo spero, io faccio sempre il tifo per i club che mi hanno scelto».

Eppure ha anche un altro significato…
«Che sono vecchio? Ma se ho appena cominciato ad allenare… Quando ci sono l’entusiasmo e la passione, questo lavoro è un piacere. E io mi diverto».

Fra le sue sei ex, chi sceglie come candidata alla conquista della Champions?
«La Juventus, ma non sottovaluto l’Atletico Madrid e il Chelsea».

Andiamo con ordine. Girone C: lei ne ha allenate tre su quattro, Roma, Chelsea che si scontrano fra poche ore all’Olimpico, e Atletico Madrid.
«All’andata, allo Stamford Bridge, la Roma ha fatto un partitone. Dzeko era imprendibile, è un giocatore straordinario. Ma ora il Chelsea sa che tipo di partita l’aspetta. Per la Roma non sarà facile batterlo, anche se è un piacere vedere in campo la squadra di Di Francesco: difende molto bene».

Ce la farà a qualificarsi?
«Penso di sì, la classifica dà un vantaggio alla Roma. Si deciderà tutto a Madrid, ma intanto deve battersi alla pari col Chelsea, proprio come ha fatto a Londra. Immagino una partita scintillante all’Olimpico».

Come spiega le difficoltà del Chelsea in questa stagione?
«Colpa degli infortuni e dei cambi che sono stati fatti in squadra. Passare da Diego Costa a Morata non è semplice: il primo è un trascinatore, uno che si carica la squadra sulle spalle, gioca con rabbia, con forza, con caparbietà, l’altro è un fine palleggiatore. E cambiando centravanti, deve cambiare anche l’impostazione».

Roma favorita?
«Per la qualificazione agli ottavi sì».

Sporting Lisbona-Juve, anche questa partita può valere il passaggio del turno.
«La Juve ha tutto per arrivare fino in fondo. Lo Sporting non va sottovalutato, come ogni squadra che arriva nei gironi di Champions, ma è la Juve è oltre. Se arriva seconda è solo perché nel suo gruppo c’è il Barcellona».

E infatti ne ha presi tre dal Barça.
«Vero, ma se gioca adesso quella partita non so come finisce. La Juve sta arrivando, ha cominciato a ingranare, sembra uno squalo: quando sente il sangue, non molla la sua preda. La sua forza è nel carattere e in qualche giocatore che, chissà per quale ragione al mondo, in Italia viene discusso».
Riferimento a Higuian, immaginiamo.
«Ma come si fa a dubitare delle sue doti? Higuain è un campione, uno di quelli che nei piedi ha il mirino. I giocatori non sono robot, possono avere alti e bassi, ma non si può discuterne il valore assoluto. Il gol che ha segnato al Milan è da bomber di razza: ha controllato la palla, si è staccato dalla marcatura e ha lasciato partire una sventola micidiale».

Potrebbe arrivare prima nel suo girone?
«Potrebbe raggiungere il Barcellona in testa con gli stessi punti. Poi vediamo se il 3-0 dell’andata è davvero incolmabile. Con questa Juve, niente è impossibile».

Napoli-Manchester City. Per la squadra di Sarri è obbligatorio vincere, ma molti a Napoli sostengono che sia meglio lasciar perdere la Champions e puntare sullo scudetto.
«A discorsi si può fare tutto, ma poi ti trovi lì, in Champions, la competizione calcistica più bella al mondo, senti la musichetta, riconosci la fama dei tuoi avversari e ti viene una gran voglia di non mollare niente. Sarà così anche per il Napoli, ne sono sicuro».

City e Napoli sono le squadre che fanno il calcio più bello?
«Bisogna sempre fissare e delineare il concetto di bello nel calcio. Per esempio, restando in Italia a me piace come giocano la Sampdoria, la Lazio e l’Atalanta che ora sembra in sofferenza, ma succede solo perché non è abituata a battersi su due fronti. Accadeva anche a noi della Fiorentina, vent’anni fa: andavamo bene in Coppa e faticavamo in campionato».

Pensa davvero che il Napoli possa resistere ai livelli più alti sia in campionato che in Champions?
«L’organico è migliorato, i giovani come Rog che l’anno scorso avevano qualche problema a entrare nel sistema di gioco di Sarri hanno completato il processo di inserimento. Quanto meno ci può provare. E ci proverà».

Chi vincerà questa Champions?
«Si risponde sempre alla stessa maniera, le candidate sono le solite, ma stavolta dobbiamo togliere un nome e aggiungerne due».

Vale a dire?
«Non so se il Bayern può davvero raggiungere la finale. E’ una squadra che va rinnovata: ha perso Lahm e Xabi Alonso e trovare i sostituti ideali di due giocatori di quello spessore è difficile».

E chi entra nel gruppetto delle favorite?
«Il Manchester City e il Paris Saint Germain. Il City per il gioco, per il modo di gestire la manovra: ha una qualità collettiva senza paragoni. Il Psg per Neymar: il pallino dello sceicco è la Champions, la vuole a tutti i costi, del campionato si è quasi stufato».

E poi le solite…
«L’ho detto, punto forte sulla Juve: se negli ultimi tre anni è arrivata due volte in finale, vuol dire che è pronta, prontissima per vincerla. Poi il Barcellona, il Real Madrid, il Manchester United e il Chelsea».
Facciamo un giro nei campionati che conosce meglio. In Italia quest’anno ci stiamo divertendo.
«Prima o poi doveva arrivare il momento in cui le altre avrebbero accorciato o addirittura annullato la distanza dalla Juventus. Che però non mi sembra intenzionata a lasciare ad altri il settimo scudetto della serie».

In Spagna il Barcellona è già scappato?
«Ha 8 punti su Real e Atletico Madrid, sono tanti. Però a 4 c’è il mio vecchio Valencia, che l’anno scorso sembrava derelitto e che invece è riesploso. Sono contento per i suoi tifosi».
In Inghilterra la Premier si risolverà a Manchester?
«Penso di sì. City e United lotteranno testa a testa fino alla fine del campionato. Ma c’è anche il Tottenham e non credo che Conte sia intenzionato ad abdicare».

In Francia il campionato non esiste.
«Esiste per il secondo posto che si giocheranno Monaco, Marsiglia e Lione».

E il Nantes?
«Non siamo a quei livelli».
Nemmeno ai livelli iniziali del Leicester?
«No. Abbiamo molti giovani che seguono quello che dico, che lottano, che giocano con rabbia, ma il Marsiglia di Garcia, per esempio, è una squadra meglio strutturata».

Come sta andando l’ex portiere viola Tatarusanu?
«Molto bene. Se abbiamo la migliore difesa della Ligue 1, insieme al Psg e al Caen, è anche merito suo: è un portiere di statura internazionale, dà molta sicurezza alla difesa. Per il Nantes è un pilastro».

Fonte: CdS

 

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