Strane cose succedono, il Napoli si è un po’ juventinizzato. Come l’Inter ha subito appena sette gol in dieci giornate.
Un anno fa, alla decima, di reti ne aveva prese dieci precise, una per turno. Tre gol in meno possono sembrare pochi, ma nel caso del Napoli capolista sono tanti. Dimostrano come i sarriani abbiano alzato il livello di attenzione. Nove vittorie in dieci incontri. Quando l’anno scorso, nei primi due mesi, c’erano stati due pareggi e due sconfitte. Otto punti in più esprimono una netta inversione di tendenza e bisogna guardare alla fase difensiva.
È vero, sono stati segnati dieci gol in più, 29 contro 19, un’enormità, ma sono i tre in meno a definire la vera differenza. È pensiero comune che gli scudetti li vinca chi subisce poco. La Juve degli ultimi sei titoli di fila ha recitato con religiosa applicazione il mantra del «safety first», la sicurezza prima ditutto.
L’unico rischio è la coperta corta, in particolare la mancanza di ricambi ai tre dell’attacco, visto l’infortunio di Milik. Sarri liquida l’osservazione alla voce «semplificazioni giornalistiche», ma nel momento in cui sostituisce Callejon con Rog tira la coperta da una parte e scopre l’altra o viceversa. Sul lungo periodo il pericolo è l’usura. La Champions League sottrae energie psicofisiche e moltiplica il rischio infortuni. Il mercato di gennaio sarà un passaggio cruciale. Arriverà Inglese, però oggi è difficile immaginare che l’attaccante del Chievo da solo possa bastare. A gennaio di quest’anno era stato preso Pavoletti e sappiamo come è finita (male).
La Gazzetta dello Sport