Koulibaly gioca sempre, non si tira mai indietro, non esce praticamente mai né dalla formazione titolare, né a partita in corso: è l’uomo dei cinquantaquattro milioni di euro che De Laurentiis ha lasciato sul tavolo del Chelsea, è quello che martedì sera – all’Etihad Stadium – subito dopo aver archiviato la sconfitta contro il Manchester, s’è messo a dichiarar «guerra» (calcisticamente parlando) all’Inter ma anche al City. «Nella gara di ritorno sarà tutta un’altra musica, diversa. Ma adesso pensiamo all’Inter e proviamo a farlo come nel secondo tempo della sfida di Champions. Ora ci attende una squadra che sta in fiducia, ma anche noi stiamo andando bene e dobbiamo pensare al modo in cui abbiamo chiuso il match con il Manchester».
MENO QUATTRO
Koulibaly è un muro che si sgretola raramente, una parete scivolosa prossima alle cento partite in campionato (gliene mancano solo quattro), che ha scelto Napoli nell’estate del 2014 e poi ha deciso di restarci, sino a prova contraria, almeno sino al 2021.
Koulibaly è la risposta potente – e a tratti prepotente – agli attacchi frontali di chiunque, stavolta dell’Inter, ridimensionati a modo suo, con gli slanci atletici ed anche con quelli fisici, con la propria esperienza e con una esuberanza che a volte inquieta: zero gol subiti dal proprio uomo, a meno che non si chiami Gabriel Jesus, che gli ha appena rovinato un curriculum vitae stagionale nel quale restava la macchia di Ferreyra dello Shakhtar. Ma in serie A, nelle prime otto giornate, sempre giornate felici, nonostante ne fossero passati di bomber (Immobile compreso), ha vinto sistematicamente Koulibaly: che vuole lasciare qualcosa in comune a Icardi e a Dzeko…
Fonte: CdS