Approfondimento – Riccardo Muni: “Il sarrismo indigesto”

Approfondimento – Riccardo Muni: “Il sarrismo indigesto”

Da quando è approdato sulla panchina del Napoli, Maurizio Sarri ha intrapreso un percorso di crescita costante, sia a livello personale che della squadra. Un percorso che non ha conosciuto battute d’arresto nemmeno all’indomani dell’addio di Higuaìn. Anzi, con il senno di poi, la cessione del Pipita è stato un vero affare per la società di De Laurentiis che, con gli oltre novanta milioni incassati, ha potuto completare il mosaico ed affidare al suo mentore in panchina, un organico di tutto rispetto. Maurizio Sarri ha fatto il resto, lavorando incessantemente sui suoi calciatori per fargli assimilare i dettami tattici, perfezionati durante un lungo periodo di gavetta sui campi delle serie minori. Di recente, qualcuno ha ricordato che, nel 2009, mentre Pep Guardiola realizzava il triplete sulla panchina del Barcellona, il tecnico di Figline fece una non felice apparizione sulla panchina del Perugia, in Lega Pro. Un pizzico di fortuna, nella sfortuna dell’infortunio occorso a Milik, ha permesso al tecnico nativo di Bagnoli di scoprire le immense doti da bomber di Dries Mertens. Dopo il biennio di grande lavoro svolto da Sarri e dalla sua squadra, in Italia (…e non solo…) si parla di sarrismo per definire tutto ciò che ruota attorno alle ottime performance del Napoli e dei risultati ottenuti. Calcio spettacolare che rasenta la perfezione e che mette alle corde ogni avversario che tenti di arginare l’onda d’urto azzurra. Un autentico fenomeno che ha risvegliato il bel paese dal torpore di anni di appiattimento, proprio come fece Arrigo Sacchi alla guida del Milan degli olandesi, a fine anni ottanta. Tuttavia, piuttosto che essere orgogliosi di una squadra che anche in Europa porta in alto il nome dell’Italia, l’opinione pubblica nazionale ed il mondo dell’informazione sportiva mostrano insofferenza verso la squadra azzurra. Un controsenso tutto italiano che dimostra, per l’ennesima volta, che i fratelli d’Italia sono in realtà nient’altro che fratellastri. Sentire i complimenti dispensati da Pep Guardiola (…mica uno qualsiasi!…) alla squadra azzurra dovrebbe esaltare l’orgoglio tricolore ed invece gli opinionisti, sparpagliati nelle varie televisioni a pagamento e non, tendono a sminuire i contenuti delle parole del miglior allenatore attualmente in attività. Dalle parti di Torino, c’è chi mostra segni sempre più evidenti di insofferenza verso la realtà partenopea, rivendicando l’importanza dei risultati e dell’albo d’oro rispetto allo spettacolo prodotto dai Sarri’s boys ed offerto a tutti coloro che volessero goderne. I problemi stanno cominciando ad affiorare negli ultimi tempi, da quando la squadra azzurra sta dimostrando che lo spettacolo buono solo per il circo porta anche vittorie, punti e primato in classifica, con buona pace di qualche pagliaccio depresso. La sensazione che si avverte è sgradevole poiché tutti i detrattori del ciuccio ed il comparto dell’informazione, giornalisti ed opinionisti, non aspettano altro che commentare un passo falso del Napoli. Quelli che sono sicuri del fatto che alla fine la spunterà ancora la vecchia signora, si stanno affannando a perorare la causa dell’Inter di Spalletti che, vincendo sabato sera al San Paolo, scalzerebbe l’attuale capolista dalla poltrona più prestigiosa. Dicevamo di commenti sgradevoli, a cominciare da quelli di Nedved, ex calciatore ed attuale dirigente del club di Vinovo, che parlando di sarrismo ha ridotto la grande bellezza espressa dalla squadra napoletana ad una serie di triangolazioni. Cosa dire, invece, degli opinionisti della televisione di casa bianconera? Codesti sedicenti esperti di pallone, in realtà niente più che tifosi da bar di quart’ordine, ossessionati dallo spauracchio del ciuccio, hanno ridotto il sarrismo a poco più che pressing a tutto campo. È vero che Sarri non ha inventato niente di nuovo, ma è altrettanto vero che tra il gioco espresso dal Napoli ed il non gioco prodotto dalla Juve c’è una differenza abissale. Mettendosi nei panni del calciofilo neutrale, ci sarebbe da esaltarsi nel guardare le partite del Napoli mentre si farebbe fatica a restare svegli osservando le partite (…ed il non gioco…) della vecchia signora. Codesti personaggi squallidi, dapprima hanno deriso il tifo napoletano reo, a loro dire, di aver festeggiato i risultati di sabato passato (…peccato che ciò non sia vero…) e, successivamente, hanno insinuato che qualcuno a Napoli abbia preferito perdere con il Manchester City pur giocando almeno un tempo alla pari con i giganti di Guardiola, piuttosto che vincere come la Juve con lo Sporting. Cari signori, a nessuno piace perdere e nessuno si accontenta di festeggiare il primato d’ottobre che resta cosa fine a se stessa. Anzi, il popolo azzurro, maturo ed intelligente, mantiene un profilo basso, cullando il sogno tricolore che potrebbe essere alla portata della propria squadra del cuore. Piuttosto, la sensazione è che state goffamente spostando l’attenzione sulle vicende altrui per ignorare i problemi che, vi piaccia o no, affliggono la squadra campione in carica.

A cura di Riccardo Muni
@riccardomuni

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