E’ come se il tempo si fosse fermato; o come se invece i calendari, viaggiando a ritroso e velocemente, ci avessero riportato a ventotto anni fa, per accorgerci che, immutabile, il calcio non cambia: Napoli primo, Inter seconda e appuntamento alla nona giornata (ma guarda un po’) allo stadio San Paolo per chiarirsi sul ruolo, sulle gerarchie, sulle prospettive. E’ il 22 ottobre del 1989, è una sfida che può aiutare a capire, è lo scontro tra il Napoli di Albertino Bigon e l’Inter campione d’Italia e s’arriva a questo «frontale» con una squadra imbattuta (cinque vittorie e tre pareggi) e una che insegue a un punto di distanza: è tutto, più o meno come adesso e quella volta, per deciderla, servono settantacinque minuti. E’ la domenica (soleggiata) di Careca e Maradona, quella coppia di fenomeni che ha segnato un’epoca e che dal 75° all’86° trascina il Napoli in fuga, con un allungo (più quattro) che comincia a dare un senso a quella stagione poi chiusa con lo scudetto, il secondo. E’ un’ora e mezza d’altri tempi (ovviamente) con ottantamila spettatori che il Napoli di Bigon affronta con Giuliani, Ferrara, Corradini; Crippa, Alemao, Baroni; Fusi, De Napoli, Careca, Maradona, Carnevale e a cui l’Inter di Trapattoni risponde con Zenga, Bergomi, Brehme; Verdelli, Ferri, Mandorlini; Matteoli, Berti, Klinsmann, Matthaeus, Morello. Il destino, quando vuole, sa essere buffo: ottava con la Roma, la nona con l’Inter, la decima con il Genoa. Ventotto anni dopo, lo stesso calendario.
Fonte: CdS