Gianni Mura e il suo editoriale
“Piccolo gioco di società: se a metà ottobre del 2014 qualcuno avesse detto a Sarri che in un futuro non lontano un certo Pep Guardiola avrebbe dovuto preoccuparsi di lui, come collega, quale sarebbe stata la reazione di Sarri? Probabilmente impubblicabile. E del resto, lo si poteva capire: era rimasto a bagnomaria per 21 anni, nelle categorie minori, prima di arrivare a Empoli. Stava lavorando con soddisfazione, si sentiva un pascià. E domani si trovano il maestro e l’allievo. Poco importa se l’allievo è più anziano. È nato il sarrismo, chiamato così anche per avvicinarlo al sacchismo. Ma qui va fatta una considerazione: Sacchi in quel Milan ci mise molto di suo, ma furono anche le tv di Berlusconi a trasformarlo in vate, profeta, rivoluzionario. Sarri non ha questo spiegamento mediatico e non si può nemmeno dire che parli volentieri, non ricordo, per esempio, di aver letto o ascoltato un servizio in cui illustrava per filo e per segno le sue idee sul calcio: quando le aveva maturate, da dove le aveva prese, cos’altro poteva aggiungerci. In un momento d’oro per il Napoli il suo allenatore, per come poco si concede, sembra di quelli di fondo classifica, quelli che stanno zitti per non peggiorare la situazione. Non so da chi o da cosa dipenda questa predilezione per il silenzio, o per un cammino a fari spenti. Mi sembra sbagliato, semplicemente. E non parlo del discorso scudetto, lì ognuno ha le sue scaramanzie. Parlo essenzialmente di calcio. Intervistato sabato da Angelo Carotenuto sulle pagine letterarie di Repubblica, David Sumpter, cervellone della matematica applicata, ha paragonato il gioco del Napoli al movimento di uno stormo di uccelli o di un branco di pesci. Molto suggestivo. Certamente più di una spiegazione terra terra: il gioco di Sarri è un 4-3-3 immutabile, basato su un pressing molto alto e su fitti passaggi rasoterra. Spesso la ricerca della profondità è cercata con passaggi all’indietro. È una ricerca dello spazio, puntualizza il professore, molto simile a quella di Guardiola. Non voglio definire un esame di maturità la partita di Manchester. In questi anni, di esami il Napoli ne ha superati parecchi, e ultimamente solo con lo Shakhtar è finito dietro la lavagna. È un esame di calcio, semplicemente e meravigliosamente, senza dimenticare che a Guardiola gli emiri comprano tutti quelli che vuole. Una pacchia, che Sarri se la sogna. Intanto, sale la stella di Inzaghi, con una Lazio un po’ italianista (cede lo spazio per andare a riprenderselo in contropiede) e un po’ olandese, con numerosi giocatori in grado di ricoprire diversi ruoli. Se a Milinkovic-Savic si aggiunge Luis Alberto, senza dimenticare Lulic, Radu, Parolo, si capisce perché Immobile coi suoi gol è la ciliegina sulla torta. Partita duretta anche per la Juve, non è in un buon momento ma con lo Sporting non può sbagliare, deve vincere. Non è in un buon momento nemmeno il Chelsea, e la Roma può almeno sperare”.
Fonte: Repubblica