Anema e core, anema e cozze. Troppi indizi: quest’annata sembra nata sotto il segno del Napoli, ascendente ciuccio. In giro per il Paese si respira già una simpatia sommersa e trasversale, che porta dritta alle qualità migliori di questo calcio-fantasia. Le pulcinellate di una squadra che diverte e si diverte, però correndo e sudando, però stavolta terribilmente concreta con otto vittorie su otto: è prima di tutto questo il segreto dell’azzurro così celeste. Ma quel Dna intimamente e specificamente partenopeo, festoso e imprevedibile, non si esaurisce nel primato della squadra: dilaga capillarmente nelle singole prodezze dei suoi uomini simbolo. È il calcio scugnizzo di Insigne, che impone sul campo la passione verace, ed è anche il calcio scugnizzo di Immobile, che gioca perla Lazio, eppure in un intreccio di combinazioni astrali firma la doppietta alla Juve e consegna un nuovo sogno alla sua terra. Rispetto all’altro sogno, quello possibile grazie a un artista argentino in campo e un bresciano in panchina, questo ha un artista napoletano in campo e un napoletano in panchina. È tutto fatto in casa, è fatto in casa persino l’emissario che fredda la Juve. Come non riconoscere i chiari segnali di un’annata particolare. Bentornata epopea. Ma vediamo di non cominciare subito con la solita fanfara del riscatto sociale di una città reietta: bisognerebbe capirla, una buona volta, che Napoli ha dell’altro.
Fonte: corriere sera