GdS – Di Natale: “E’ Insigne il mio erede. Mi avesse allenato Sarri ne avrei fatti 20 di gol”

GdS – Di Natale: “E’ Insigne il mio erede. Mi avesse allenato Sarri ne avrei fatti 20 di gol”

Riflessivo e attento lo è sempre stato, qualche capello bianco lo aveva già cinque anni fa.

Ma allora cosa sono i 40 anni? «Un traguardo importante che festeggio con alcune persone care, qui a Empoli. Ha fatto tutto mia moglie, ma sono pochi quelli del mondo del calcio». Che per Totò Di Natale, intervistato da “La Gazzetta dello Sport”, è la passione di una vita, una carriera straordinaria, un amore che non finirà, ma è anche un mondo più lontano. «Perché starne fuori non mi crea fastidi e fare l’imprenditore, concentrato sull’immobiliare, sul caffè e sulla scuola calcio di Udine, mi piace e mi appassiona». L’unica cosa che fa Totò, specchiandosi nella sua casa di Empoli dove ha appena finito il campo, in erba naturale, di calcio a 5, è un ritorno a quel passato che non lo abbandona: «Ho fatto la storia e sono felice». Però a maggio 2016 ha detto basta.Enon si è pentito. «Non avevo più voglia, si era spento il motore, ho capito che era arrivato il momento. Ho fatto più di 20 anni e ora non sento la smania di giocare. Magari a una partita benefica di alto livello vado. Io e Francesco Totti abbiamo fatto la storia, lui forse aveva ancora voglia e ha proseguito nel percorso da dirigente. Ma il calcio è una ruota che gira dove conti quando servi, poi tutto finisce. Guardi Toni, è rimasto un altro anno a Verona, poi addio».

Le è passata la rabbia con l’Udinese che non le ha dato il ruolo che sognava da dirigente? «Ma sì. Sono stato lì da poco, ho visto i Pozzo e ho chiacchierato con loro, con la Daniela (storica segretaria ndr). Il patron Gianpaolo resta un grande tifoso, è stato un bravo presidente che ha portato il club in alto. È’stato un piacere rivederli perché 12 anni e 209 gol non si dimenticano così».

E quei campionati stupendi con Guidolin. Formidabili quegli anni… «Ho sentito pure lui. Meritava la Nazionale, era il riconoscimento per quel che ha saputo insegnare. Ma sono sicuro che tornerà, deve solo trovare una squadra che lo capisce».

Lei festeggia i 40 anni, ma noi dobbiamo costringerla a parlare di calcio. Un calcio pieno di problemi. Non nascono più campioni come voi. Perché? «Perché dopo un anno buono certi giocatori fanno un gran contratto lungo e si accontentano. Io pensavo a fare bene per crescere. E poi i settori giovanili non sono curati, questo è un altro guaio. Finalmente nell’ultimo europeo Under 21 ho visto tanti ragazzi che in A giocavano».

C’è qualcuno che può arrivare ad essere un Totti, un Di Natale, un Del Piero, un Baggio? «Insigne. E’ bravissimo. Fa le giocate da top player e si è messo a segnare. Gli dissi un giorno a Udine che doveva segnare di più, lo fa».

Al Mondiale l’Italia ci va? «Deve andarci, altrimenti sono convinto pure io che sia una catastrofe. L’Italia parte sempre un po’ dietro, poi arriva. Ricorda l’Europeo 2012 con Prandelli. Si pensava che andassimo a casa, arrivammo in finale,resta il mio ricordo più bello quel gol alla Spagna nella prima partita a Danzica».

Con Immobile e Belotti? «Sono bravi, Belotti è un animale, Immobile è più seconda punta. Ma qui penso ai miei tempi: giocavo con Vieri, Inzaghi, Toni, Totti, Del Piero, contro Maldini, Nesta, Cannavaro, Thuram. La notte prima non dormivi. Tutto è cambiato».

Passiamo al campionato: il suo amico Montella non se la passa benissimo. «Gli hanno cambiato troppi giocatori, lo scorso anno aveva costruito, gli diano il tempo».

Invece l’altro suo amico, Spalletti, se la passa benissimo. «Ha portato le sue idee e la sua mentalità, l’Inter è una squadra in cui lottano tutti, possono arrivare terzi. Lui ti fa capire che devi dare il massimo e che la domenica conta solo una cosa: vincere. E’ umano, parla con i giocatori, li fa pensare tutti con la stessa testa e dà equilibrio in società. Sembra un po’ di rivedere l’Inter di Mourinho».

Ma chi vince? «La Juve è favorita. Ancora. Ma il Napoli ha ridotto il gap, non spreca più e Sarri è bravo. Mi avesse allenato lui avrei fatto sempre 20 gol. Misembra di rivedere la qualità che diede Guidolin, palla a terra e gioco di prima».

Insomma, il calcio lo segue. «Guardo tanta B e C e giovani. La nostra scuola calcio ha un legame con l’Inter, le abbiamo dato due ragazzini. Vado a Carrara dal mio amico Silvio Baldini. C’è un presidente capace e un progetto serio».

Potrebbe far qualcosa lì? «Stiamo valutando alcune cose, se ne può parlare».

Con L’Empoli nulla? «Con Corsi è meglio restare amici, ma mi dicono che Vivarini è bravo e sembra ci siano le basi per tornare in A».

Suo figlio Filippo gioca lì. «E’ del 2003,si diverte. Ma non è un fissato. Prima conta la scuola. Io e Ilenia ci stiamo attenti. Pensi che non abbiamo mai preso una tata».

Un esempio in un mondo in cui si sentono troppe storie di calciatori che finiscono male… «Il segreto è semplice. Mai fare un passo in più».

La Redazione

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