Beppe Bozzo, agente e intermediario sportivo, ha parlato alla Gazzetta dello Sport. Tra i vari argomenti toccati, ci sono ovviamente le clausole applicate ai contratti dei calciatori. Argomento più attuale che mai.
“Abituiamoci all’idea che questo strumento si diffonda sempre più. È nell’interesse di tutti. Anche per evitare pericolosi tormentoni di mercato”.
Serve più ai calciatori. “Dipende. Se un club programma bene, può fare a meno delle clausole e dare un progetto adeguato ai suoi tesserati. Comunque il momento più delicato è quando si cambia società”.
Perché? “Spesso per stanchezza l’agente si concentra sull’ingaggio e tralascia i dettagli. Invece è quello il momento in cui si contrattano bonus e clausole”.
Con quali criteri? “Innanzitutto rispettando una proporzione. Se s’inserisce una clausola da 100 milioni, lo stipendio deve essere tra l’8 e il 10%: quindi tra gli 8 e i 10 milioni netti. Altrimenti non vale la pena farla”.
E poi? “Bisogna fare attenzione ai modi di applicazione.I dirigenti devono lasciarsi il tempo necessario per trovare un sostituto. In generale chi ritiene di assecondare un percorso di crescita può individuare gli incentivi e mettere nel conto anche la separazione. Ciò riguarda soprattutto quei club che hanno contratti brevi con i loro giovani che si affermano strada facendo. In quei casi devono scendere a patti”.
A chi si riferisce? “I casi sono tanti… Preferisco, invece, sottolineare l’operato di De Laurentiis. Il presidente del Napoli è stato il più evoluto nel comprendere l’utilità delle clausole. A partire da Lavezzi sino ai giorni nostri. Un presidente deve essere bravo anche a entrare nella testa dei giocatori. Non fa bene a tutti”.
Cosa pensa della recompra? “In Italia siamo già tutelati dai prestiti con diritto di riscatto e controriscatto. Non ci sono grandi differenze rispetto alla formula spagnola. Sarebbe positivo fare tutto alla luce del sole. E non solo questo”.
Cioè? “Io credo nel successo della clausola “de tanteo”: vale a dire la possibilità di pareggiare un’offerta entro 72 ore. È una forma di tutela per un club che, all’atto della vendita, vuol evitare che un giocatore finisca a un club poco gradito. È un’accortezza significativa per il nostro calcio che tiene molto a certe rivalità”.