Il centro dell’Europa che gioca a pallone lo trovate incrociando latitudine 40°51’22” e longitudine 14°14’47”, siamo a 94 metri di altitudine sul livello del mare, ma molto più in alto volano i sogni. Napoli regina d’Europa. Come te non c’è nessuno. Prendete fiato: 7 vittorie consecutive, ma si sale a 12 se consideriamo la striscia che prosegue dal campionato scorso, 25 gol segnati per una media di 3,57 a partita, 11 giocatori a segno, 8 gol su palla ferma, 139 tiri in porta complessivi cioè 19,8 tiri a partita, il che significa un tiro ogni quattro minuti e mezzo. Ora respirate, perché qui si parla di una squadra che si è presa lo scettro, si è seduta sul trono e in questo momento comanda tutte le classifiche specifiche europee, a botte di record.
MEGLIO DI TUTTI. Non esiste un percorso equivalente in tutta Europa. Ok, il Barcellona ne ha vinte sette su sette, ma ha segnato meno (23 gol) e tirato meno (107). Ok, anche il Psg ha vinto 7 partite, ma ne ha giocata (e pareggiata) una in più e ha certamente segnato di più (27 gol), la media-reti (3,37) però è più bassa di quella del Napoli. Barcellona e Psg, capito di che stiamo parlando? Nella costellazione dell’Europa che brilla, il Napoli di Sarri sta sopra ad una squadra che ha seminato più bellezza pallonara nell’ultimo decennio e ad un’altra che questa estate ha speso cifre da capogiro per farsi largo nella cricca dei grandi club. Due stati sovrani nell’Europa che ora sono costretti a fare i conti con il Napoli.
NUMERI DA SBALLO. Va detto: il Napoli, nell’élite, c’è entrato con passo di danza. I due punti di vantaggio sulla Juventus, con cui Sarri ha tirato giù il sipario prima della sosta per le nazionali, certificano una nuova identità che non può passare inosservata al resto dell’Europa che comanda. In Premier League tutto comincia e finisce a Manchester. City contro Utd, Pep contro Mou: è sempre un romanzo. In Francia il Psg grandi firme viaggia a +3 sul Monaco, ma è in Spagna e in Germania che le capolista hanno già dato uno «strappo» significativo alle avversarie. Il Barcellona sta approfittando dei passaggi a vuoto del Real Madrid e sta a +5 dal Siviglia secondo, mentre in Bundesliga il Borussia Dortmund corre (+5) più veloce di un Bayern che pensava che fosse Ancelotti il problema. Nei campionati dell’Europa-B la musica non cambia. In Eredivisie, il Psv Eindhoven sta in testa dopo aver vinto 6 partite su 7; in Primeira Liga, il Porto ne ha sì vinte 7 ma ne ha pareggiata una; in Scozia, Celtic e Aberdeen viaggiano appaiate: sono ancora imbattute ma ne hanno vinte 6 e pareggiate 2.
IL FATTORE ESTETICO. Ma fermarsi ai numeri sarebbe miope. E’ l’esito estetico prodotto da cotanta potenza numerica che non può lasciare indifferenti, e che è già un fattore che fa la differenza. Il movimento incessante, l’assoluta padronanza del gioco, le penetrazioni in ampiezza e in profondità, una ragnatela di tocchi che sa raggiungere vette dove l’aria è rarefatta e si hanno visioni celestiali (col Cagliari il Napoli ha chiuso col 93,7% dei passaggi riusciti), la leggerezza «calviniana» con cui la squadra ha saputo togliere il superfluo per concentrarsi sull’essenziale, fanno di questa squadra un modello di riferimento: l’«Inno alla gioia» l’ha scritto von Schiller, l’ha messo in musica Beethoven, ma è il Napoli che lo sta suonando in questo momento storico.
Fonte: CdS