Si chiama gioco del calcio, ragion per cui tutti dovrebbero tendere alla conquista del pallone, ma la storia ci insegna che non è così. Noi italiani abbiamo costruito grandi successi sulla rinuncia alla palla: difesa e contropiede, come si chiamava una volta.
Sarri da noi va in controtendenza, come a suo tempo andava contromano Sacchi. Tutti e due si sono abbeverati alle fonti dell’Ajax e dell’Olanda degli Anni Settanta. Possesso palla e pressing meglio, pressione sono i principi i di gioco chiave del sarrismo. Come lo sono stati del Barcellona di Guardiola, la versione 2.0, rivisitata e rielaborata, degli olandesismi di cui si diceva prima. Pressione, palla, possesso: questa è la catena, ma i due estremi si possono invertire a seconda delle situazioni.
Il Napoli conquista il pallone con l’aggressione e poi lo fa girare ad alta velocità, a un tocco massimo due. La palla fila rapida e rasoterra, poco per vie orizzontali. Palla avanti, palla indietro e verticalizzazione negli spazi. Negli ultimi due campionati, dopo sette giornate il Napoli di Sarri aveva viaggiato alla media del 60% di possesso a partita. Il dato sembrava enorme, difficile da migliorare. Il Napoli 201718 ci è riuscito: dopo sette partite, possesso medio del 64,75%. Mostruosa padronanza del gioco. Banalizzando si può dire che la palla ce l’hanno sempre loro, quasi il doppio degli avversari. Avversari che oggi non riescono a ricavare granché dal loro residuale possesso contro il Napoli.
Gazzetta dello Sport