E’ il Napoli che dal 16 agosto ha cominciato a giocare non solo verticale, come sa fare, ma anche da fermo, sulle cosiddette palle inattive, che hanno un senso pieno del calcio, perché racchiudono in sé organizzazione e lavoro, metodo ed anche applicazione. E’ football e contempla ogni cura di (apparenti) dettagli; è strategia allo stato puro, fondata sulle proprie qualità e su qualche debolezza altrui.
PENALTY. E’ successo che il Napoli sia andato già quattro volte sul dischetto (cinque Champions compresa), l’ha fatto attraverso gerarchie che sono ormai cristallizzate: contro il Nizza toccò a Jorginho («c’erano la mamma e la sorella in tribuna», disse Mertens), che s’è accomodato sul dischetto anche con la Lazio, quando ormai il belga era uscito. Però il “cannibale” si è preso il resto: domenica, palla alla destra del portiere, come nella doppietta contro il Benevento. E’ una tendenza nuova, quasi singolare: un anno fa il Napoli dovette attendere la diciassettesima giornata, contro il Torino, per riuscire a calciare un penalty.
PAURA. C’è una squadra che mette paura, sia per le sue giocate, sia per la capacità di essere “diversa” sui corner e sulle punizioni: a Verona, alla prima, Souprayen la mise dentro da sola; alla seconda, ma quello si chiama capolavoro, Zielinski s’avventò su quelle che nel gergo si chiamano “seconda palla”, la sistemò di petto e poi trovò l’incrocio dei pali; Koulibaly ha scoperto la vena realizzativa: una rete contro la Lazio, sempre da angolo, dopo che gli ha consegnato il pallone per il tap in Albiol e poi, l’altro giorno, contro il Cagliari, complice il sonnellino della difesa rossoblù, la prepotente irruzione, su una punizione che spioveva dalla trequarti, anzi più in là, di un difensore che ci ha preso gusto.
ATTENZIONE. Il Napoli ha una sua cadenza ormai ciclica, non sa vivere senza segnare tanto, persino troppo: ne ha fatti centoquattro per due anni con Benitez e poi è andato oltre, con Sarri, toccando i centoquindici della passata stagione. Ha sempre avuto un “sacro” rispetto per la costruzione dagli angoli, attraverso una serie di alternative (quella con il Torino, un anno fa, ad esempio) che puntano sui blocchi, sui controblocchi, sugli spostamenti, sugli appostamenti, sull’effetto-sorpresa: manca (ancora), nel campionario stagionale il gol direttamente da rimessa laterale, in genere ispirato da Ghoulam, per chiunque abbia rapidità di corsa, di calcio e di pensiero. E’ successo, in passato….