Ecco come Callejon ha convinto il CT della Spagna

Eravamo a ottobre del 2016, le convocazioni per le sfide contro Italia ed Albania, un cenno di stima ed anche di ravvedimento per averlo ignorato: però era successo, e sarebbe capitato ancora, che in quella Nazionale di fenomeni non ci fosse posto per Callejon. «Mica semplice, con tutto quel talento che abbiamo in Spagna». Però un Callejon così, come raccontano le statistiche, ci sarebbe stato bene egualmente, avrebbe potuto conquistarsi un posto tra i venticinque, lo stesso che stavolta gli è stato garantito, perché farne a meno proprio non si può.

POCHE VOLTE. Una convocazione nel duemilasedici, a due anni di distanza da quelle precedenti – ma eravamo in epoca Del Bosque, soprattutto d’un gruppo “inavvicinabile” – e poi un’attesa vissuta con giudizio, con serenità, con serietà, secondo lo stile Callejon che non s’è mai permesso di argomentare su una vicenda affrontata con dolcezza. «La concorrenza è elevata».

E SARRI. In casi del genere, la felicità è di chiunque: del calciatore (ovviamente), della società (chiaramente), dell’allenatore (indiscutibilmente), però Sarri – che stravede per Callejon – perde l’occasione di provare un “falso nueve” (questo sì), l’unica soluzione utile per fronteggiare l’emergenza spalancatasi dopo l’infortunio di Milik. Il Napoli è in giro per il Mondo e con quell’esercito che ogni volta deve rispondere alla chiamata della Patria adesso c’è anche José Maria Callejon, che s’è conquistato sul campo la possibilità di vivere le sfide con l’Albania e l’Israele e che ha lasciato il “povero” Sarri con le sue difficoltà da fronteggiare diversamente.

PARTENZA SUPER. Callejon, finalmente (per lui): undici partite su undici (manco a dirlo), ma anche sei gol e quattro assist, e dovremmo averci fatto, almeno qui in Italia, l’abitudine, visto che il curriculum vitae è dalla sua parte: nella prima annata napoletana, segnò venti volte e creò undici passaggi decisivi; nella seconda, ridisceso tra gli umani, si accontentò con dodici gol e sette assist; nel terzo, per non deludersi, tredici più tredici, dunque il piedino in ventisei reti; e nel quarto, dunque la stagione appena alle spalle, diciassette più diciassette, tanto per farsi una aritmetica opinione. Undici gare e già queste cifre: la furia rossa (ma anche azzurra) è lui.

Fonte: CdS

 

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