I calciatori dei due tecnici a confronto
Da Bukowski a Vargas Llosa a Maietti è stato un tragitto costellato da lunghe pause, segnalibri smarriti ed una passione mai sfiorita ma accantonata, perché leggere è un piacere ma allenare di più. La settimana simbolo, quella del suo calcio d’un tempo, è affogata nel calendario-frullatore: «Oramai si fa la seduta di scarico e poi quella della vigilia»: ma non appena è possibile, e capita raramente, al martedì la ripresa, al mercoledì la doppia, al giovedì la partitina, al venerdì il richiamo con la tattica e al sabato gli schemi su palla inattiva. Ma questo è successo alla Sangiovannese, al Pescara, all’Arezzo, all’Avellino, al Verona, al Perugia, al Grosseto, all’Alessandria, al Sorrento, quando il calcio (colpevolmente) non s’è accorto di lui, non dei suoi «presunti» trentatré schemi («l’ha scritto qualcuno e gli altri ci hanno creduto…») né della sua eleganza tecnico-tattica, una cifra stilistica rilevante, che ora induce al tiki-taka, al Guardiolismo, al Sacchismo. E’ il Sarrismo che ha stordito Napoli, almeno quanto Napoli ha affascinato (e da sempre) Sarri.
Alla viglia del campionato, in Rete dilagano le parole di Arrigo: «Due anni fa, Jorginho era una mezza riserva, Insigne e Mertens non partivano sempre titolari. Sarri, attraverso il gioco, cerca di migliorare i giocatori. Allegri ha detto: se uno vuole lo spettacolo, deve andare al circo. Lui punta al risultato, Maurizio ricerca la perfezione attraverso i movimenti, l’aggressione degli spazi, le sovrapposizioni. Il Napoli è condannato a giocare sempre ad alto livello e ad alto ritmo e per me è un’emozione pura quella: vedo riproposti i principi che sono stati sviluppati dalla mia mente. Il Napoli, per il dominio esercitato, mi ha ricordato il Milan che allenavo io. con la differenza che io avevo a disposizione giocatori più forti di quelli che ha Sarri, quindi Maurizio è davvero un valore aggiunto». Il cerchio è chiuso.
Fonte: CdS