Top ten. Non potrebbe esseerre diversamente per una squadra che da quattro anni ormai va oltre quota cento e, visti, i numeri attuali, dovrebbe anche superarsi. La guardi e resti a bocca aperta, perchè non c’entrano principi e sceicchi con i loro soldi, né l’autorevolezza tedesca o il Guardiolismo in tutto il suo splendore e neanche uno special one in cerca di nuovi successi. Guardi semplicemente il Napoli che ha fatto quindici gol con otto calciatori diversi (ed ha beneficiato pure di un’autorete) e che ha deciso d’inseguire se stesso e,senza dirlo ad alta voce, un sogno (si chiama scudetto) che in genere va a chi subisce di meno e che magari potrebbe essere avvicinato ribaltando questo fastidioso luogo comune. Il Napoli è da top ten, dalle prime dieci squadre dei campionati più «rispettabili» se ne sta distante, come un pianeta a parte, dagli umani che pure tali non sono, per censo, organico, habitat naturale: però tra Insigne e Callejon, Mertens e Milik, Zielinski e Allan, Ghoulam e Rog, e aspettando Hamsik c’è vita su Marte. Ops, ce n’è nel Napoli.