Il turn-over, certo: ma quando? Con la Lazio, domani sera, o a Ferrara, sabato pomeriggio, proprio quando la Champions League si sta avvicinando? E’ una domanda che sembra non abbia risposta, invece si può anche andare a leggere tra le pieghe di questa settimana intensa e provare ad interpretarla: l’idea (di Sarri, ovviamente), è di continuare con gli stessi undici che domenica hanno cominciato la partita con il Benevento, si chiamano , etichetta che all’allenatore non piace più di tanto, pero così è.
IN TEORIA. Ma sì, qualcuno può sempre succedere, soprattutto in mediana, dove ci sono condizioni che inducono a pensare a qualche avvicendamento: è possibile, non è probabile, non è per niente certo. Vale un po’ il precedente, quello della passata stagione, quando tra l’andata ed il ritorno, con gerarchie ormai cristallizzate, Sarri puntò su un centrocampo alternativo: dentro Zielinsiki e Diawara (ma al san Paolo) per aver fisicità e palleggio. Però, poi, al ritorno andò diversamente: dentro Allan e Jorginho. Eccolo qua il problema e sembra francamente l’unico: abbinare chi, nel cuore della manovra?
POSSIBILITA’. La Lazio gioca, può concedere un po’ di campo, dunque essere l’avversaria che meglio si combina con le caratteristiche di Diawara; mentre a Ferrara è probabile che oltre la linea del pallone ci sia un’avversaria con un numero maggiore di giocatore, dunque con la necessità di andare a cercare angoli di passaggio che Jorginho è più bravo a scovare. Percentuali alla pari, per il momento, anche se l’italo-brasiliano si fa preferire per freschezza.
CERTEZZE. Si va sul sicuro, partendo dall’attacco: Callejon si è risparmiato con il Benevento gli ultimi ventiquattro minuti e sono troppo per uno stakanovista del suo spessore. La corsia di destra gli appartiene; quella di sinistra è di Insigne e il centravanti sarà Mertens. Hamsik non esce, neanche dopo che per la prima volta è rimasto in campo per gli interi novanta minuti; e c’è il sospetto che anche la difesa resti quella dell’altro giorno. Poi, mica per caso si chiamano «titolarissimi».
Fonte: CdS