L’editoriale di Ciccio Marolada
“E’ vero, mettendo una di fianco all’altra le formazioni messe in campo in avvio contro il Bologna e il Benevento e poi contro lo Shakhtar verrebbe da pensare che tra il campionato e la Champions il Napoli abbia già fatto la sua scelta. Ma non è così. Ovviamente non è vero. E’ una sciocchezza. Una battutaccia e basta. Anche se sarebbe stato logico e, chissà, forse anche meno doloroso, riservare riposi e turnazioni a quest’ultima partita e non a quella in Ucraina. Con tutto il rispetto per il bravissimo Baroni e il suo Benevento mancante di irrinunciabili presenze, si capisce, e tenendo a mente che già dopodomani sera il Napoli incrocerà la Lazio, squadra capace di non mandarle a dire.
Vabbe’, chi non commette errori lanci il primo pallone! E poi quel che è fatto è fatto. Bisogna andare avanti. E in attesa del Feyenoord, seppure con passo ancora un po’ più moscio e più pigro del passato, il Napoli avanti può guardare sorridendo grazie proprio alla complicità di questo match durato solo due minuti. Sorriso largo, perché in due-minuti-due ha raccontato d’essersi lasciato alle spalle i papaveri e papere di Champions, gli indecifrabili problemi della più celebrata Cresta azzurra, le malinconie del maghetto di Frattamaggiore e gli scarabocchi di mediani sbarbatelli. Cosicché, forse l’unica cosa che è mancata in una domenica senza affanni e rischi è stato il gol del capitano a caccia di record personali. Meglio: l’unica cosa che è mancata è stata la generosità di Mertens che non ha lasciato ad Hamsik neppure le briciole del secondo tiro dal dischetto. Solo questione di classifica dei bomber? Solo questione di legittimo egoismo alla faccia d’un allenatore e d’uno stadio intero che volevano il capitano al tiro? Comunque sia, per capire se davvero in giro non ci sono più tanti problemi bisognerà aspettare ancora un paio di giorni. Bisognerà aspettare proprio la partita con la Lazio, che inevitabilmente diventa crocevia delle certezze azzurre e di quelle ambizioni mai tradite in campionato e appena offuscate dalla malanotte in Champions. Già, ma da che cosa si capirà se il peggio è passato oppure no? Dal gioco, da che altro? Meglio ancora: dalla velocità delle sue geometrie. Sarà quello l’indicatore d’una crescita che nonostante gli eccellenti risultati in campionato ancora non c’è stata rispetto alla stagione scorsa. Segno che nel calcio nulla è replicabile alla perfezione. Che non basta non cambiare nulla rispetto alla stagione precedente per sentirsi sicuri del successo. No, non basta. Per lo scudetto bisogna far di più”.
Fonte: CdS