Il Mattino – Il Napoli aspetta il ritorno del “vero” Hamsik

Gli azzurri hanno pagato in Ucraina la serata no di Reina

Bruciante e inattesa. La sconfitta con lo Shakhtar mette già in salita il cammino del Napoli nel girone di Champions e soprattutto evidenzia quelle che sono le difficoltà attuali della squadra di Sarri. Un approccio sbagliato alla partita, troppo morbido, privo di quel furore agonistico e di quella voglia feroce di riconquistare il più velocemente possibile il pallone dagli avversari per proporre la manovra di gioco classica fatta di un lungo possesso. Era successo già contro Atalanta e Bologna, prima e dopo la sosta, ma nelle ultime due partite di campionato il Napoli alla distanza è riuscito a venire fuori dal tunnel e a vincere grazie alla maggiore qualità. In Ucraina gli ultimi venti minuti a tutto gas (quelli con Mertens in campo) non sono bastati per rimettere in piedi la gara, l’assalto finale non è stato sufficiente per portare a casa un risultato positivo da Charkiv.
Il Napoli soffre in questa fase il cattivo stato di forma di alcuni uomini chiave, uno su tutti, Hamsik. Il capitano gira a vuoto da inizio stagione, l’ombra di se stesso, in difficoltà dal punto di vista atletico e finora incapace di illuminare l’attacco con i suoi assist e i suoi break improvvisi verso la porta avversaria. Lo slovacco è lontano dalla condizione migliore, Sarri lo ha sempre schierato titolare e poi lo ha sempre sostituito all’ora esatta di gioco.
Il Napoli ha pagato a caro prezzo a Charkiv anche gli errori dei singoli, clamoroso quello di Reina sul secondo gol di Ferreyra (il portiere spagnolo poteva fare qualcosa in più anche sulla prima rete di Taison). Una serata nera dopo la prestazione convincente di Bologna: il rendimento del portiere è fondamentale per un cammino da protagonisti in campionato e in Champions. Gli azzurri in Ucraina hanno sofferto proprio su quelle che sono le loro armi preferite: l’intensità, il pressing e la circolazione veloce della manovra grazia al movimento rapido senza palla. Ebbene, tutte queste qualità le hanno mostrate a lungo soprattutto gli ucraini che sono stati molto superiori soprattutto a centrocampo. La differenza poi l’hanno fatta le tre mezzepunte a sostegno di Ferreyra, molto più pericolose rispetto al tridente azzurro.

La Redazione

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