Il prossimo campionato di serie A femminile si preannuncia interessante e dal pronostico molto incerto. Oltre a Brescia e Fiorentina, si è aggiunta anche la Juventus Women’s, con le solite incognite che possono dire la loro per un movimento sempre più in crescita. Ilnapolionline.com ha intervistato l’attaccante delle lombarde Valentina Bergamaschi sulla stagione della squadra e sul movimento in rosa.
Nel tuo ruolo sei un’attaccante, hai sempre avuto un modello per la quale ti sei sempre ispirata? “Un calciatore o giocatrice che mi sono sempre ispirata? Non ne ho uno in maniera particolare. Quello che ti posso dire è che prendo spunto dalle caratteristiche di vari calciatori che mi piacciono per il proprio gioco e che hanno le caratteristiche tecniche simile alle mie”.
Sei reduce dall’esperienza da un paio d’anni all’estero, ora sei tornata in Italia dove giocherai nel Brescia. Noti delle differenze tra il nostro campionato e quello internazionale? “A mio avviso sul piano fisico ancora paghiamo ancora qualcosa contro le compagini straniere. Per il resto dal punto di vista tecnico e tattico, c’è molto equilibrio”.
Da quest’anno giocherai nel Brescia, cosa ti ha convinto ad accettare il progetto della compagine lombarda? “Un paio di elementi mi hanno convinto ad accettare la squadra lombarda. Il primo la storia del club delle leonesse, senza contare che è una società seria, infine il progetto che mi ha colpito davvero molto. Sono tanti i fattori che mi hanno indotto ad accettare senza alcun tentennamento”.
Quest’anno in serie A ci saranno diversi club affiliati con quelli maschili come la Juventus, il Chievo Verona, l’Empoli e la Fiorentina. Questo è un passaggio fondamentale per la crescita del movimento? “Indubbiamente questo è un passaggio molto importante, perché il nostro movimento ha bisogno di tutti i supporti possibili. Certamente questo è un passo in avanti non indifferente, potremmo avere la giusta visibilità anche dal punto di vista mediatico. Per il definitivo salto di qualità ci vogliono altri passaggi , perciò anche se c’è stata la crescita, non è ancora sufficiente per la tanto attesa svolta”.
Intervista a cura di Alessandro Sacco
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