Peccato: Arek segna ancora, un anno dopo Kiev, però stavolta non è decisivo

Anniversario con gol: il più amaro da quando è azzurra la sua vita. Il ritorno di Arkadiusz Milik in Ucraina, esattamente un anno dopo la doppietta decisiva con la Dinamo Kiev in un’altra Champions, porta ancora la sua firma in calce, ma questa volta da celebrare ci sono soltanto le statistiche: perché con tre reti in altrettante partite della fase a gironi Arek si conferma sentenza, sì, però la notte di Charkiv con lo Shakhtar porta in dote la sconfitta e un grande rimpianto: il pallone del pareggio sparato alle stelle. Delusione enorme.

 

CHE DATO. E allora, Milik un anno dopo Kiev. Non bene nel primo tempo, come tutto il resto della squadra per la verità, ma con un dato in più che obbliga a una doppia riflessione: 7, appena 7 i palloni giocati dal centravanti polacco, la soglia più bassa tra i ventidue in campo. Ovvero: i suoi primi 45 minuti non sono da urlo, come invece accadde con la Dinamo un 13 settembre fa, però i compagni fanno davvero poco o nulla per metterlo in condizione di graffiare. Uno dei simboli della sofferenza. Per la cronaca: oltre a provare un colpo di testa, senza risultati, Arek sfida una sola volta Pyatov. Che lo anticipa in presa bassa.

IL TERMINALE. Il ritorno nella grande Champions, insomma, comincia davvero maluccio. E prosegue peggio, quando poi lo Shakhtar si porta sul 2-0 con il gol di Facundo Ferreyra. La notte si fa dura, molto, e così Sarri manda dentro Mertens: e Milik diventa il terminale di un attacco a quattro a cui, fraseggi e tagli a parte dei tre piccoletti che agiscono a ridosso, dovrà assicurare peso nel gioco aereo. Cosa che prova a fare al 64′, ma la scelta non è delle migliori: mezza girata volante su cross di Ghoulam, nonostante una certa libertà in mezzo all’area.

LA SPERANZA. L’ingresso di Dries, però, restituisce vita a tutti, Arek compreso: che sul rigore conquistato dal compagno, al 72′, spiazza il portiere e torna al gol in Europa. Il settimo in 10 partite da titolare con il Napoli: esecuzione perfetta e nuova speranza per gli ultimi venti minuti d’assalto. Buona è anche la preparazione della chance del pareggio su illuminazione di Insigne, con il petto, ma questa volta il sinistro, il suo sinistro prediletto a due passi da Pyatov finisce in orbita. Mani sul viso, rimpianti e arrivederci alla prossima.

Fonte: CdS

 

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