Il prossimo si chiama Shakthar. Corsi e ricorsi, cinque su cinque, come con Rafa Benitez nel 2013, quando si batterono Borussia Dortmund, Bologna, Chievo, Atalanta e Milan, ma si può fare meglio, si può fare di più. Lo Shakhtar è uno spauracchio, porta in giro la sua esperienza ed anche la sua versatilità, ha gambe e corsa per arrivare (spesso) prima sul pallone, ma al Napoli piace credere che sia possibile non invertire la marcia e tornarsene a testa alta, come da quel 23 aprile, quando a Reggio Emilia (contro il Sassuolo) finì 2-2 e cominciò un altro corso. Inter, Cagliari, Torino, Fiorentina e Sampdoria nella fase discendente del torneo che sta alle spalle: complessivamente diciassette reti fatte, che si sommano alle tredici attuali e fanno 30 tonde tonde, certificazione di una natura (si direbbe d’una cultura) che non ha subito avvitamenti, nonostante le differenze colte qua e là.