Il Bologna aveva studiato davvero bene la formula per complicare la vita a Sarri. Donadoni aveva scelto la strada forse più rischiosa ma anche efficace: squadra corta, aggressione di gruppo,ritmo frenetico e lanci lunghi a tagliare il centrocampo per far partire i velocissimi esterni Verdi e Di Francesco (lui fin troppo frenetico). Strategia che spiega il ricorso al 4-2-3-1 offensivo con Palacio trequartista dietro a Destro. Ai due mediani, Pulgar e Poli, è chiesto di proteggere, tutti dietro la linea della palla. Mentre l’attacco compete ai quattro là davanti. La chiave è Palacio, «10» che attira la palla e apre il gioco innescando la profondità. Il progetto riesce perché il Napoli resta senza ossigeno e mai può mostrare quel possesso palla che trova soluzioni in profondità. Stretto nella morsa del Bologna, in una trentina di metri, con Hamsik fuori partita, Insigne troppo largo come a Madrid e Callejon anticipato da Masina, il Napoli si ferma sulla trequarti. Poi il ritmo inevitabilmente cala, il Napoli stringe i denti e vengono fuori i fenomeni, soprattutto quelli piccoli…