Visto che Jorginho c’è, conviene pensare che domenica, a Bologna, potrebbe riprendersi la regia ed usarla secondo le personalissime abitudini. Ma la domanda, che resiste spontanea, rimane a galleggiare nel vuoto: ci sono sette gare in ventuno giorni ed una serie di valutazioni a cui un allenatore si concede, dovendo guardare anche in prospettiva. Jorginho più sì che no, altrimenti Diawara,
DIFESA. I quattro di sempre, anche se Hysaj ha dovuto consumare un bel po’ di energia con la Nazionale e Ghoulam è tornato tardi: ma la tentazione di andare sul sicuro è in Sarri e va tenuta presente, anche se Maggio dà assolute garanzie.
CENTROCAMPO. Allan sta davanti a Zielinski, per una serie di suggerimenti che arrivano dal campo: per l’impatto, quasi brutale, che il brasiliano ha avuto in questa fase iniziale; per le fatiche a cui il polacco è stato sottoposto, in una pausa ch’è diventata di lavoro in Nazionale; poi, sulla mediana di sinistra, è complicato sospettare che Hamsik, pure lui stremato (ma con la Slovacchia, ovviamente), possa fermarsi. Non è da lui, non è da Sarri.
ATTACCO. Il tridente non si tocca, non ora: Callejon è rimasto a Castel Volturno, Mertens ed Insigne sono stati impegnati ed ognuno s’è portato appresso uno stato d’animo sul quale contare: la gioia del belga, per aver conquistato matematicamente il Mondiale, e l’amarezza dello scugnizzo per aver dovuto ingoiare un bel po’ di critica. Poi arriva il campionato, palla al centro, per ricordare, per dimenticare.
Fonte: CdS