Il Mattino – Le idee di Sarri possono battere le potenze economiche

In pochi anni il Napoli ha colmato il gap in Italia, ora punta a farlo in Champions

Fino a quando conterà il potere dei soldi, quello che ha scatenato le ire contro il Paris St. Germain (e anche il Manchester City, avversario del Napoli in Champions League) dopo l’ultima clamorosa sessione del mercato estivo? È quanto si chiederanno anche De Laurentiis e Sarri, il presidente e l’allenatore della squadra che punta a sovvertire queste logiche.
La Gazzetta dello Sport ha pubblicato il quadro degli stipendi dei giocatori e degli allenatori dei 20 di serie A. Il Napoli ha il quinto monte-ingaggi e il suo calciatore più pagato è Insigne, che incassa 4 milioni dopo il rinnovo di contratto siglato il 22 aprile a Castel Volturno. Sarri è sesto nella classifica degli allenatori più pagati: contenuto è il suo stipendio base (1,4 milioni), a cui vanno aggiunti i premi. Allegri, il collega a cui Maurizio vorrebbe soffiare lo scudetto 2018, guadagna 7 milioni a stagione e Guardiola – il maestro del tiki taka che incrocerà gli azzurri in Champions il 17 ottobre e il primo novembre – arriva a 18. Il patrimonio di Sarri è rappresentato dalle idee e dal gioco della sua squadra, che è riuscita a imporsi all’attenzione generale pur non avendo ancora vinto.
È una storia molto particolare quella del Napoli, che ha saputo rimediare alla perdita di pezzi importanti – Higuain su tutti – e andare avanti con risultati lusinghieri. Non ha conquistato lo scudetto e non ha alzato trofei durante la gestione Sarri, eppure è un modello, molto apprezzato anche oltre confine. Perché il calcio ha bisogno di stimoli puliti, non soltanto dei grandi affari che ha messo a segno il Psg, probabilmente in violazione del Fair play finanziario che resta invece un punto di riferimento per De Laurentiis e l’amministratore delegato Chiavelli. E questi stimoli sono arrivati da Napoli, dove c’è una squadra che gioca bene e appassiona anche se il monte ingaggi e il fatturato sono la metà di quelli della Juve. Il segno che questo gap si sta progressivamente riducendo rispetto ad alcuni anni fa è nei pochi punti di svantaggio dai bianconeri nello scorso campionato e nei gol di Mertens, centravanti d’emergenza arrivato a segnare più di Higuain. Non è casualità se una squadra stabilisce record di punti e di reti.
Il Napoli riprende il cammino domenica sera a Bologna, dove arrivò a segnarne sette nello scorso febbraio contro la squadra di Donadoni, che a fine partita non trovò di meglio che lamentarsi per un’espulsione subita a inizio partita. Si apre un intenso mese di impegni, fino al primo ottobre, quando al San Paolo arriverà il Cagliari di Pavoletti, e Sarri è attrezzato per affrontarlo nel modo più efficace, tra campionato e Champions, confortato dalla forza di un gioco collaudato e dalla maturità che gli azzurri hanno progressivamente acquisito. C’è stato il salto sotto l’aspetto mentale, c’è adesso la capacità di andare oltre la sofferenza, come si è visto contro l’Atalanta prima della sosta. E questo può essere ancor più importante della differenza rispetto al monte ingaggi delle altre big (Juve 164 milioni, Milan 117, Roma 91 e Inter 82, secondo i dati pubblicati dalla Gazzetta dello Sport). Negli ultimi anni la panchina del Napoli si è allungata e rafforzata non con un colpo di bacchetta magica ma perché sono coincise le esigenze dello staff tecnico e la disponibilità del club. Ad esempio, a centrocampo Benitez aveva un solo modesto ricambio, lo spagnolo David Lopez, mentre Sarri può contare già da un anno su tre giovani – Zielinski, Diawara e Rog – che crescono a vista d’occhio. È una politica che De Laurentiis porta avanti da tempo: Koulibaly, difensore tra i più ricercati sul mercato, arrivò ventitreenne su indicazione di Rafa ed è alla quarta stagione. E, a proposito di rinforzi, due giocatori pagati a caro prezzo nell’estate 2016 – Milik, 32 milioni, e Maksimovic, 26 – devono ancora tirar fuori il loro potenziale, perché frenati nella scorsa stagione da problemi fisici e tattici.
Il Napoli ha invidiabili risorse tecniche, a cominciare da quell’Insigne che soltanto miopi analisti hanno potuto ritenere uno dei primi problemi della Nazionale di Ventura. Il talento di Lorenzo è così grande che un suo ex allenatore (Ferrara: lo lanciò nell’Under 21) e un grande esperto (Sacchi) lo hanno indicato come il sostituto ideale per Neymar nel Barcellona. Tra cinque giorni il Napoli si tufferà nella Champions, dopo aver vinto lo spareggio col Nizza. Nelle edizioni 2012 e 2017 – con rose e tecnici differenti – è stato eliminato da chi ha poi vinto il trofeo: Chelsea e Real Madrid. Come ha sottolineato capitan Hamsik, non vi sono muri insormontabili nel girone. A parte il City, che può suscitare impressione per le spese sul mercato (244,3 milioni) e la valutazione della rosa (589), ma in campo non dovrebbe notarsi tutta questa differenza. Sei anni fa non vi fu alcun complesso di inferiorità da parte del Napoli: Mazzarri e i suoi uomini incenerirono quelli di Mancini. E lo stesso, andando appunto oltre le logiche dei milioni, può accadere nei prossimi round europei. Il Nizza ha caratura differente rispetto alle prossime avversarie del girone di Champions, però quello che ha colpito il 22 agosto all’Allianz Riviera è stata la personalità della squadra che non si è preoccupata di difendere il 2-0 conquistato al San Paolo e ha attaccato con intensità e intelligenza, bloccando gli avversari nella loro metà campo.
Se il Napoli continuerà ad avere una tale fiducia in se stesso anche sui campi più duri in Italia e in Europa, il gap economico sarà stato superato. E i suoi tifosi non dovranno più ascoltare discorsi sulla differenza di fatturati, una realtà che il genio e il lavoro possono in qualche modo sminuire.

La Redazione

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