Eraldo Pecci ha dettato i tempi del Napoli nella metà degli anni 80, lasciando l’azzurro giusto un attimo prima di arrivare a vincere il titolo tricolore. Lo scudetto lo aveva già vinto con il Torino nel 76, ovvero l’anno dopo aver lasciato la sua Bologna.
E cosa si aspetta domenica sera tra Bologna e Napoli? «Non c’è partita, il Napoli è più forte».
Negli azzurri è in dubbio la presenza in campo di Jorginho che ha un piccolo problema fisico, e allora spazio a Diawara. «Se Sarri dovesse scegliere uno e non l’altro sarà perché quello è il giocatore che sta meglio e gli offre maggiori garanzie».
Che differenza trova tra i due? «Sono due ottimi giocatori: uno più giovane, l’altro un po’ più esperto. Ora Jorginho parte sempre favorito e gioca di più mentre Diawara ha trovato più spazio nella scorsa stagione».
Nel Napoli soffriranno questa competizione? «Adesso i campionati sono lunghi e non ci sono titolari fissi. I giocatori si possono fare male più spesso. Servono entrambi. Si allenano molto bene insieme e sanno tutti cosa fare: o uno o l’altro cambia poco».
Cosa pensa della scelta da parte di Jorginho di calciare il rigore contro il Nizza? «Gioca in un ruolo nel quale ci vuole una certa personalità per avere credibilità e devi avere un certo tipo di carattere altrimenti gli altri fanno fatica ad appoggiarsi su di te».
Ha detto che in una rosa ci stanno bene entrambi: anche in Nazionale ci starebbe bene Jorginho? «Assolutamente sì. I giocatori bravi stanno bene in tutti i gruppi. Poi magari gioca chi è più in forma gioca, ma quando sei abituato a giocare in una grande squadra puoi farlo anche in Nazionale».
Sarebbe servito contro la Spagna? «Probabilmente l’Italia avrebbe perso lo stesso ma c’è modo e modo di essere sconfitti. La partita non la vince o non la perde un solo giocatore, ma avere la possibilità di mescolare le carte e avere le soluzioni alternative può essere un’arma in più».
Con queste opzioni diverse a centrocampo il Napoli può alternare tra campionato e Champions. «In serie A ci sono 3 o 4 squadre forti, altre 10 fanno un campionato senza obiettivi e 5 per salvarsi, quindi anche se vai sotto ti puoi sempre rifare: è un campionato con poca qualità».
In Europa? «Se vai sotto è dura, qualitativamente il tasso è più alto ed è per questo che in campionato puoi fare qualche esperimento in più per essere pronto alle sfide di Champions».
La Redazione